Durante la sua visita a Belfort, Macron svela le sue proposte sul nucleare. E, secondo i piani, dovrebbero vedere la luce anche una cinquantina di parchi eolici offshore entro il 2050
L’ha chiamata la “rinascita del nucleare francese” e non è un caso lo faccia a due mesi dalle presidenziali: è Macron, che, da una fabbrica di produzione di turbine di Belfort, annuncia la costruzione di sei nuovi reattori Epr entro il 2035 e l’avvio gli studi di fattibilità per altri otto. Di cosa ci meravigliamo? Proprio di nulla.
La Francia e il nucleare sono sempre andate a braccetto e questo di Emmanuel Macron è un modo di inserirsi a gambe tese nella campagna elettorale attraverso uno dei temi più caldi delle ultime settimane, affermando che la Francia sceglie “il clima, dotandosi di strumenti energetici in grado di raggiungere gli obiettivi di riduzione di emissione di gas serra; l’industria e l’occupazione, preservando 220mila posti di lavoro; del potere d’acquisto, perché il nucleare e le energie rinnovabili ci consentiranno di produrre energia meno costosa e proteggere i francesi dalle turbolenze del mercato”.
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Per realizzare questo progetto sarà creato all’interno dello Stato un dipartimento “dedicato al nuovo nucleare”, tutto sotto la gestione della società energetica EDF.
Puntiamo che la costruzione inizi nel 2028 per l’entrata in servizio del primo reattore nel 2035 – ha affermato Macron. Saranno integrati da piccoli reattori modulari e reattori innovativi che producono meno rifiuti, con l’obiettivo di 25 gigawatt di nuova capacità nucleare entro il 2050.
Rinnovabili sì, ma meglio il nucleare?
È più o meno questo l’andazzo di Macron e del suo Governo.
Solo nel 2018, la Francia si era impegnata a ridurre la quota nucleare nel suo mix di elettricità dal 75% al 50% entro il 2035 (abbandonando almeno una dozzina di reattori), aumentando nel contempo il ricorso a energia solare, eolica e biomassa. Fu per questo motivo, stando anche alle parole di Macron, che fu annunciata la chiusura di due reattori della centrale nucleare di Fessenheim.
Se si verificano determinate condizioni relative ai prezzi dell’elettricità e all’evoluzione del mercato europeo dell’elettricità, la chiusura di due reattori aggiuntivi potrebbe avvenire nel 2025-2026, si leggeva nel 2020 nel documento di consultazione pubblica sulla politica energetica.
Ad oggi, la Francia possiede il primo parco nucleare europeo e il secondo al mondo dopo quello americano: 56 reattori in attività che producono il 70% del fabbisogno di energia elettrica del Paese.
Fu il piano Messmer, dal nome del primo ministro che nel ‘74, ad avviare la costruzione di decine di centrali nucleari, destinate a rendere la fornitura di energia il meno dipendente possibile dalle fluttuazioni del prezzo del petrolio. I reattori francesi, oggi, sono abbastanza vecchi: l’età media è di oltre 36 anni, l’ultimo reattore è entrato in funzione nel 1999.
Forse proprio per questo una decisione sul futuro energetico del Paese doveva arrivare a breve.
Desidero che nessun reattore nucleare in stato di produzione venga chiuso in futuro, visto l’aumento molto significativo del nostro fabbisogno energetico – ha così dichiarato ieri Macron da Belfort. Tranne, ovviamente, per ragioni di sicurezza, ha detto Macron, annunciando che estenderà il limite di tempo oltre al quale le centrali nucleari devono essere chiuse per questioni di sicurezza: dagli attuali 40 anni a 50. Nello stesso tempo, la EDF ha dichiarato che acquisterà dalla società americana General Electric varie attività riguardanti il nucleare, compreso il settore della produzione di turbine.
EN DIRECT | Discours du Président @EmmanuelMacron sur le destin énergétique de la France.https://t.co/P72KIYW9Mx
— Élysée (@Elysee) February 10, 2022
Cosa sono gli EPR 2, i nuovi reattori nucleari annunciati da Emmanuel Macron?
Si tratta di una versione “ottimizzata” del reattore pressurizzato europeo – o reattore pressurizzato europeo (inizialmente reattore pressurizzato europeo, ribattezzato reattore di potenza evolutiva) –, destinato ad essere più semplice ed economico da costruire rispetto a quest’ultimo.
Il reattore nucleare europeo ad acqua pressurizzata, noto con la sigla EPR (European Pressurized Reactor o Evolutionary Power Reactor) è un reattore nucleare ad acqua in pressione di generazione III+. Con il suo impianto di conversione, è progettato per fornire alla rete elettrica una potenza nominale di circa 1600 MW.
EDF aveva avviato, nel 2015, lo sviluppo di questo reattore ad acqua pressurizzata ad alta potenza, con circa 1.670 megawatt, mentre i reattori più vecchi della flotta francese sono 900 megawatt. Il gruppo aveva presentato la proposta di costruire sei EPR 2 su siti esistenti, in coppia: prima a Penly (Seine-Maritime), vicino a Dieppe, poi a Gravelines (Nord) e, infine, a Bugey (Ain) o a Tricastin (Drôme).
Rispetto all’unico EPR in costruzione in Francia a Flamanville, che ha accumulato ritardi e costi aggiuntivi, secondo i sostenitori, l’EPR 2 dovrebbe essere “più semplice da costruire”, beneficiando proprio della costruzione in coppia e di prefabbricazione in fabbrica o modularizzazione.
E quanto costano tre coppie di EPR 2 (quindi i 6 reattori annunciati)? Secondo la Corte dei conti circa 46 miliardi di euro, ma stando invece a un documento acquisito dal media online Contexte, i ministeri dell’Economia e della Transizione ecologica hanno messo in conto un prezzo molto più alto, compreso tra i 52 e i 64 miliardi di euro.
Infine, il presidente francese ha anche annunciato investimenti nelle energie rinnovabili, con la costruzione di 50 nuovi parchi eolici offshore.
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