Uno studio di tre università americane inchioda i petrolieri: il fracking contamina l'acqua potabile
Il è pericoloso per le falde acquifere. Lo dimostra chiaramente uno studio dei ricercatori della Duke University, della University of Rochester e della California State Polytechnic Univeristy.
Nell’acqua potabile dell’82% dei pozzi vicini ai campi di estrazione dello shale gas che sono stati analizzati nel nord est della Pennsylvania, infatti, sono state trovate tracce di metano. Il metano potrebbe trovarsi anche naturalmente disciolto nell’acqua di alcuni pozzi, ma lo studio ha dimostrato che la sua concentrazione è nettamente superiore nei pozzi vicini alle attività petrolifere.
Tuttavia, i ricercatori evitano allarmismi: “La contaminazione dovuta alle perforazioni non è epidemica, si tratta di una minoranza di casi – ha detto Rob Jackson della Duke University – ma la contaminazione pesante da metano è molto più diffusa in alcuni pozzi entro un chilometro dai siti di estrazione del gas“.
Il metano è incolore e inodore e non è tossico, ma è pericoloso: in alte concentrazioni può esplodere e causare quindi morti e feriti. Per questo i ricercatori hanno cercato di capire anche il perché di queste contaminazioni dei pozzi d’acqua potabile.
“Le due spiegazioni più semplici – si legge nello studio – per le maggiori concentrazioni di gas che abbiamo osservato nell’acqua potabile, sono inadueguate o crepate tubazioni in acciaio e cemento che dovrebbero prevenire la fuoriuscita nell’ambiente del gas e dell’acqua presenti nel pozzo, e le imperfezioni nella cementazione della corona del pozzo o spazi tra la cementazione e la roccia che permettono ai fluidi di trivellazione di uscire dal pozzo“.
Detta in altre parole: i pozzi sono fatti male, perdono e non ci sono misure di sicurezza adeguate. E lo dimostrano i dati sulle violazioni delle norme tecniche sulle perforazioni che nel 2010, nella sola Pennsylvania, sono state 154. Altre 119 nel 2011.
Peppe Croce
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