Justin Gilligan ha vinto il concorso Wildlife Photographer of the Year con un’immagine che ritrae un mosaico composto da 403 pezzi di plastica recuperati dallo stomaco di una berta piedicarnicini morta
La devastante realtà dell’inquinamento da plastica è stata evidenziata in modo potente dal fotografo australiano Justin Gilligan, che ha vinto nella categoria “Oceans: The Bigger Picture” al concorso Wildlife Photographer of the Year.
La sua immagine, che ritrae un mosaico composto da 403 pezzi di plastica recuperati dallo stomaco di una berta piedicarnicini morta, mette in luce il drammatico impatto che i rifiuti plastici hanno sugli uccelli marini e, più in generale, sugli ecosistemi oceanici.
Gilligan ha lavorato per anni al fianco del team di Adrift Lab, un gruppo di scienziati che studia gli effetti dell’inquinamento da plastica sugli animali marini. Spesso il fotografo si è unito a loro nelle prime ore del mattino per raccogliere i resti di pulcini di berte morti sulle spiagge dell’isola di Lord Howe, una località remota ma non immune dai problemi legati alla plastica.
La plastica compromette interi ecosistemi
Gli studi condotti dal laboratorio hanno rivelato che circa il 75% delle berte adulte e il 100% dei pulcini contiene plastica nel tratto digestivo. L’inquinamento da plastica purtroppo non si limita a soffocare o bloccare i sistemi digestivi degli uccelli marini.
I ricercatori hanno scoperto che l’ingestione di plastica causa danni irreversibili al rivestimento del tratto digestivo, una condizione che hanno definito “plasticosi”. Questa patologia provoca cicatrici permanenti che compromettono la capacità degli uccelli di nutrirsi e sopravvivere, aggravando una situazione già critica per molte specie marine.
L’immagine di Gilligan trasmette un messaggio forte e chiaro: la plastica che abbandoniamo nell’ambiente marino finisce per devastare la fauna locale, compromettendo interi ecosistemi. Le berte piedicarnicini, che si nutrono di calamari e piccoli pesci, ingoiano inconsapevolmente pezzi di plastica, scambiandoli per cibo. Una volta nel loro stomaco, questi frammenti non vengono espulsi, causando fame, malattie e morte.
La foto premiata non è dunque solo un’opera d’arte, ma deve essere vista come un appello urgente a ridurre l’uso della plastica e a proteggere gli oceani, essenziali per la salute del pianeta. Ogni frammento di plastica disperso in mare ha conseguenze disastrose e l’immagine di Gilligan ci ricorda la nostra responsabilità collettiva nell’affrontare questa crisi sottolineando la necessità di interventi concreti per salvaguardare la vita marina e prevenire ulteriori danni agli ecosistemi.
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Fonte: Natural History Museum
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