Scienziato trova rifiuti di plastica intatti nella terza fossa oceanica più profonda del mondo

Ricercatori filippini viaggiano sui fondali oceanici più profondi al mondo e recuperano rifiuti plastici quasi intatti – a dimostrazione che la plastica è ormai ovunque, anche dove non ci si aspetterebbe.

Ricercatori filippini viaggiano sui fondali oceanici più profondi al mondo e recuperano rifiuti plastici quasi intatti – a dimostrazione che la plastica è ormai ovunque, anche dove non ci si aspetterebbe.

Il professor Deo Florence Onda, oceanografo dell’Università delle Filippine, si è immerso nell’Abisso Galathea (il punto più profondo della Fossa delle Filippine, in pieno Oceano Pacifico) per imbattersi nello spiacevole ritrovamento di un materiale ormai onnipresente in ogni angolo del pianeta – la plastica. L’Abisso Galathea raggiunge i 10.540 metri di profondità ed è il terzo luogo più profondo sul nostro pianeta. Finora nessuna spedizione esplorativa era riuscita ad arrivare tanto in basso: l’area era stata solo descritta durante missioni osservative negli anni ’50 e ’70. Questa immersione si è rivelata un’opportunità per vedere cosa sta accadendo nelle profondità degli abissi e, purtroppo, fin dove l’inquinamento e i rifiuti provocati dall’uomo sono riusciti ad arrivare.

(Leggi: 14 milioni di tonnellate di microplastiche sono (irrimediabilmente) depositate sul fondo dell’oceano)

Il professor Onda, infatti, ha trovato buste di plastica, involucri per il cibo, un orsacchiotto di peluche e addirittura capi di abbigliamento. Incredibile è lo stato di conservazione di questi oggetti che il professore ha descritto come ‘intatti’, quasi fossero appena usciti dal supermercato. Anche se il luogo è praticamente inaccessibile all’uomo, la quantità di spazzatura ritrovata in fondo alla fossa è impressionante. Inoltre, a quelle profondità ossigeno e luce solare sono praticamente inesistenti – questo spiega il perfetto stato di conservazione della plastica, che non si degrada.

Vedere questi luoghi per la prima volta è stato un privilegio in quanto essere umano, perché ho rappresentato 106 milioni di filippini e miliardi di persone in tutto il mondo – ha dichiarato Onda. – Ma essere testimone dell’estensione dell’inquinamento e della gravità del problema dei rifiuti plastici in natura è un’altra cosa: è mia responsabilità raccontare ciò che ho visto e far sapere alle persone che la loro spazzatura non resta dove la mettono, ma va a finire altrove, affondando negli oceani.

I ricercatori della spedizione non hanno ancora chiaro il percorso che abbia portato la plastica in quest’area così remota del pianeta, ma sospettano che la fonte dei rifiuti possano essere le comunità costiere vicino all’abisso oppure le correnti oceaniche provenienti dalle Hawaii. Purtroppo la plastica in luoghi tanto remoti non è una novità per i ricercatori: già nel 2019 un’altra spedizione nella Fossa delle Marianne aveva evidenziato la presenza di rifiuti plastici.

Bottiglie e contenitori per il cibo sono i rifiuti plastici più comuni: sono costituiti quasi esclusivamente da combustibili fossili e sono molto difficili da riciclare – ciò li porta troppo spesso a concludere il loro (breve!) ciclo di vita in fondo agli oceani. I paesi asiatici come Filippine e Cina sono fra i maggiori produttori di questo tipo di rifiuti. Con il tempo gli oggetti in plastica presenti negli oceani si frantumano in pezzetti più piccoli, detti microplastiche, che finiscono nella catena alimentare, nel ciclo dell’acqua, nel terreno, e raggiungono regioni del mondo ritenute inaccessibili – come ad esempio il monte Everest.

Fonte:Caladan Oceanic,UP Marine Science Institute,CNA

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