Fra 20 anni le foreste potrebbero non essere più in grado di assorbire le nostre emissioni di carbonio. Lo studio

L’attuale capacità del pianeta di assorbire un terzo delle emissioni antropiche di carbonio potrebbe essere dimezzata nei prossimi decenni.

La capacità della Terra di assorbire attraverso le piante quasi un terzo delle emissioni di carbonio causate dall’uomo potrebbe essere dimezzata entro i prossimi due decenni, se si mantiene l’attuale tasso di riscaldamento.

L’allarme proviene da un nuovo studio pubblicato su Science Advances e condotto dai ricercatori della Northern Arizona University (NAU), del Woodwell Climate Research Center e dell’Università di Waikato, in Nuova Zelanda.

Gli studiosi hanno identificato un punto critico di temperatura oltre il quale la capacità delle piante di catturare e immagazzinare il carbonio atmosferico, un effetto cumulativo denominato “serbatoio di carbonio terrestre” (land carbon sink), diminuisce con l’aumento delle temperature.

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Entro il 2050 – afferma Katharyn Duffy della NAU – il nostro mondo non riuscirà ad assorbire un terzo delle emissioni di carbonio, il che provocherà una serie di effetti a catena dalle conseguenze disastrose”.

Il gruppo di ricerca ha elaborato delle curve di temperatura per tutti i principali biomi del mondo e prevedere l’impatto di vari scenari di riscaldamento.

Lo studio

In buona sostanza, la biosfera terrestre – l’attività delle piante terrestri e dei microbi del suolo – costituisce la gran parte della “respirazione” della Terra, scambiando anidride carbonica e ossigeno. Gli ecosistemi di tutto il mondo assorbono l’anidride carbonica attraverso la fotosintesi e la rilasciano nell’atmosfera attraverso la respirazione di microbi e piante. Negli ultimi decenni, la biosfera ha generalmente assorbito più carbonio di quanto abbia mai rilasciato, mitigando il cambiamento climatico.

Ma poiché le temperature da record continuano a diffondersi in tutto il mondo, questo potrebbe non continuare: i ricercatori NAU, Woodwell Climate e Waikato hanno rilevato una soglia di temperatura oltre la quale rallenta l’assorbimento di carbonio dalle piante e accelera il rilascio di carbonio.

Le piante aiutano a mitigare il riscaldamento globale attraverso la fotosintesi, assorbendo anidride carbonica e rilasciando ossigeno nell’aria – continua Duffy – negli ultimi decenni, la biosfera terrestre ha assorbito più carbonio di quanto ne sia stato rilasciato, ma questa tendenza sta rallentando ed è sul punto di subire una drastica inversione”.

In pratica, l’aumento delle temperature rende meno efficace il lavoro delle piante e potrebbe trasformare alcuni dei pozzi di carbonio in fonti di carbonio, accelerando in questo modo il cambiamento climatico.

Attualmente meno del 10% della biosfera terrestre sperimenta temperature oltre il massimo fotosintetico, ma, se il tasso di emissioni non calerà, fino al 50% della biosfera potrebbe superare tale soglia entro il 2050”.

La ricercatrice precisa che ogni processo biologico prevede una gamma di temperature che consentono la massima efficienza.

Le varie specie vegetali variano nei dettagli delle loro risposte alla temperatura – dice George Koch, coautore – ma tutte mostrano un calo della fotosintesi quando il calore diventa eccessivo. I picchi di temperatura tollerabile variano da 18 a 28 °C circa, a seconda della specie considerata”.

In alcuni casi, concludono gli autori, queste soglie sono state superate, il che implica che in molti biomi il riscaldamento porterà a una minore efficienza della fotosintesi. “L’aspetto più sorprendente della nostra analisi – conclude Vic Arcus, dell’Università di Waikato, terza firma dello studio – è che abbiamo mostrato che la temperatura ottimale per la fotosintesi di tutti gli ecosistemi è molto più bassa di quanto ci si potesse aspettare. Se non verranno adottate misure significative per mantenere il riscaldamento al di sotto della soglia indicata dagli Accordi di Parigi, il riscaldamento continuerà a peggiorare. Dobbiamo intervenire in modo tempestivo e deciso se vogliamo evitare una serie di conseguenze drammatiche”.

Fonti: Science Advances / NAU

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