Foresta amazzonica sempre più vicina al punto di non ritorno, ormai è quasi una savana

Secondo un nuovo studio la foresta pluviale amazzonica si sta trasformando irrimediabilmente in una savana con conseguenze disastrose per tutto il globo

L’Amazzonia non è più quel rigoglioso polmone verde della Terra di cui nei decenni passati tanto ci vantavamo poiché l’area geografica in cui si estendono le maestose foreste pluviali si sta avvicinando sempre più al punto di non ritorno e da questa foresta dipendono le nostre sorti.

La foresta amazzonica ospita almeno il 10% di tutta la biodiversità del mondo, ma un mix distruttivo di incendi, deforestazione e cambiamenti climatici hanno trasformato completamente questa regione che ha perso finora quasi il 75% della sua resilienza, secondo un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature alla sezione Climate Change, compromettendo il suo fragile ecosistema e portando alla scomparsa di specie animali e vegetali. Solo nel 2020 a causa degli incendi sono scomparsi 19 milioni di acri di terreno.

I ricercatori della University of Exeter, coordinati dal Dr. Chris Boulton, hanno preso in esame il periodo 1991-2016, analizzando con dati satellitari per la prima volta la resilienza dell’Amazzonia ossia la capacità dell’ecosistema di rispondere a shock quali ad esempio siccità ed incendi. Utilizzando questo indicatore, gli esperti hanno quantificato il celerissimo cambiamento che sta interessando l’Amazzonia e che sta facendo assumere a quest’area le caratteristiche di una savana, piuttosto che una foresta pluviale, per via del surriscaldamento globale.

L’impatto è più che evidente anche poiché solo dagli anni 2000 in poi il polmone del Pianeta ha attraversato una transizione critica, perdendo la sua resilienza in tre quarti dell’Amazzonia, maggiormente nelle zone soggette alle attività umane, ma anche in quelle in cui le precipitazioni sono più scarse.

Se si perde troppa resilienza, il decadimento può diventare inevitabile, ma ciò non diventerà ovvio fino a quando l’evento principale che ribalta il sistema non sarà finito”

ha affermato Boulton, principale autore dello studio.

Oltre a quello che sta accadendo, c’è un altro aspetto che preoccupa notevolmente i ricercatori. Senza visionare i dati satellitari da remoto, le aree soggette alla maggiore perdita di resilienza non sembravano a prima vista così deteriorate, anzi gli alberi continuavano a crescere come se l’ecosistema avesse ritrovato la sua stabilità e fosse di nuovo in salute, ma le analisi condotte hanno dimostrato il contrario, ovvero di quanto questa stabilità fosse solo apparente. I cambiamenti della foresta non sono correlati direttamente ai cambiamenti della sua resilienza.

Questo è indice del fatto che, seppure l’ecosistema sembri riuscire a rispondere ai cambiamenti climatici, in realtà è più vulnerabile di quanto non sembri e potrebbe già aver superato il punto di non ritorno quando ci accorgeremo in realtà del suo stato. Questi tipi di cambiamenti avvengono lentamente, come spiega Boulton, e potrebbe essere troppo tardi per agire.

Fonte: Nature

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