A qualcuno piace radioattivo: mentre si tirano le somme della Conferenza sul clima di Cancun, la verde Svizzera rinnova la propria fiducia nell'energia atomica. La società Axpo (rappresentata dalla Axpo AG e dalla Centralschweizerische Kraftwerke AG), la società Alpiq e la società BKW si sono infatti accordate per la costruzione di due nuove centrali nucleari, che serviranno a mandare in pensione le colleghe più vecchie. L'accordo, inoltre, rinnoverà i contratti d'importazione con la Francia (altro paese a cui piace radioattivo).
A qualcuno piace radioattivo: mentre si tirano le somme della Conferenza sul clima di Cancun, la verde Svizzera rinnova la propria fiducia nell’energia atomica. La società Axpo (rappresentata dalla Axpo AG e dalla Centralschweizerische Kraftwerke AG), la società Alpiq e la società BKW si sono infatti accordate per la costruzione di due nuove centrali nucleari, che serviranno a mandare in pensione le colleghe più vecchie. L’accordo, inoltre, rinnoverà i contratti d’importazione con la Francia (altro paese a cui piace radioattivo).
Pare dunque che il nuovo anno non porterà alcun cambio di rotta decisivo per quanto riguarda la politica energetica svizzera e quella francese (rispettivamente 7 e 59 centrali nucleari sparse sul proprio territorio). L’Ufficio Federale dell’Energia (UFE) dovrebbe autorizzare le nuove centrali entro la metà del 2012, mentre siti idonei e ordine di realizzazione saranno decisi in un secondo momento. L’accordo raggiunto è un successo importante – ha dichiarato Heinz Karrer, CEO di Axpo – Ci consentirà anche in futuro di garantire il nostro mix energetico praticamente privo di CO2 costituito da energia idroelettrica, energia nucleare e nuove energie rinnovabili.
Soddisfatto anche il CEO di Alpiq Giovanni Leonardi: con questo accordo i tre partner dichiarano apertamente di voler collaborare a favore della sicurezza d’approvvigionamento del nostro Paese. Kurt Rohrbach, CEO di BKW, parla invece di “accordo consensuale cercato insieme sin dall’inizio dei negoziati”. Insomma, l’affare – perché di questo si tratta – è visto da tutte le parti interessate come una sorta di pietra miliare verso un approvvigionamento elettrico sicuro e affidabile in Svizzera. Ma siamo davvero così convinti che la tragedia di Cernobyl sia irripetibile? Non possiamo che augurarcelo: in caso contrario a farne le spese sarà anche l’Italia, dove, come in Svizzera e in Francia, c’è qualcuno a cui piace radioattivo.
Roberto Zambon