Ex Ilva, sentenza storica per il piccolo Andrea, affetto da una rarissima malattia: “l’acciaieria deve essere sospesa in caso di gravi rischi per ambiente e salute”

Il piccolo Adrea vince e con lui i cittadini di Taranto: “se l’ex Ilva è pericolosa per la salute, deve fermarsi”. La decisione finale spetta al Tribunale di Milano

Se presenta pericoli gravi e rilevanti per l’ambiente e per la salute umana, l’esercizio dell’acciaieria Ilva dovrà essere sospeso”. È la storica sentenza pronunciata dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea in merito alla causa promossa da 10 cittadini aderenti all’associazione Genitori Tarantini e da lui, da Andrea, un bambino di soli 11 anni affetto da una malattia rarissima, la mutazione del gene Sox4. Ora spetta al Tribunale di Milano valutare.

E non solo: come ricordano i giudici, già “nel 2019 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha accertato che l’acciaieria provocava significativi effetti dannosi sull’ambiente e sulla salute degli abitanti della zona”.

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Gli abitanti della zona avevano così agito in giudizio dinanzi al Tribunale di Milano contro il proseguimento delle attività dell’acciaieria, sostenendo che le sue emissioni nuocciono alla loro salute e che “l’installazione non è conforme ai requisiti della direttiva europea relativa alle emissioni industriali”.

Ora la Corte sottolinea innanzitutto “lo stretto collegamento tra la protezione dell’ambiente e quella della salute umana, che costituiscono obiettivi chiave del diritto dell’Unione, garantiti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea” e, se “secondo il governo italiano la direttiva non fa alcun riferimento alla valutazione del danno sanitario”, la Corte rileva piuttosto che la nozione di “inquinamento” ai sensi della direttiva include “i danni tanto all’ambiente quanto alla salute umana”.

Ricordiamo che sinora il Governo italiano ha sempre differito i termini stabiliti con i famosi “decreti Salva-Ilva”, almeno 15 dal 2012 a oggi.

Pertanto – sottolinea la Corte Europea – la valutazione dell’impatto dell’attività di un’installazione come l’acciaieria Ilva su tali due aspetti, deve costituire atto interno ai procedimenti di rilascio e riesame dell’autorizzazione all’esercizio.

Cosa vuol dire? Che, come chiarisce Rosy Battaglia autrice con Cittadini Reattivi della docu-inchiesta “Taranto chiama”, “tale presupposto non è stato rispettato per quanto riguarda il danno sanitario”. Il gestore, cioè, dovrebbe valutare gli impatti durante tutto il periodo di esercizio.

Inoltre, stando al Tribunale di Milano, “le norme speciali applicabili all’acciaieria Ilva hanno consentito di rilasciarle un’autorizzazione ambientale e di riesaminarla senza considerare talune sostanze inquinanti o i loro effetti nocivi sulla popolazione circostante”, ragione per cui ora la Corte di Giustizia europea rileva che “il gestore di un’installazione deve fornire, nella sua domanda di autorizzazione iniziale, informazioni relative al tipo, all’entità e al potenziale effetto negativo delle emissioni che possono essere prodotte dalla sua installazione”.

In caso di pericoli gravi e rilevanti per l’integrità dell’ambiente e della salute umana, il termine per applicare le misure di protezione previste dall’autorizzazione all’esercizio non può essere prorogato ripetutamente e l’esercizio dell’installazione deve essere sospeso, concludono quindi i giudici.

Ora la parola torna al Tribunale di Milano, ma la sentenza rimane storica, considerato che la procedura d’infrazione europea ancora in corso, proprio per le stesse motivazioni. Procedura che si somma alle cinque condanne subite dal governo italiano da parte della Corte Europea dei Diritti Umani tra il 2019 e il 2022, ricora Rosy Battaglia.

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