SaporBIO: un fine settimana biologico a Milano

Si è svolto nei giorni del 12-13-14 giugno a Milano l'appuntamento bio-ecologico Milano SaporBIO per promuovere il biologico e l'ecosostenibile come scelta sana e responsabile.

Si è svolto nei giorni del 12-13-14 giugno a Milano l’appuntamento bio-ecologico “Milano SaporBIO” per promuovere il biologico e l’ecosostenibile come scelta sana e responsabile. L’iniziativa era “ospite” di un altro progetto chiamato PinC (Parco in comune) un progetto-stimolo per i cittadini milanesi a vivere la “Milano Verde” sfruttando le opportunità di una città sempre più proiettata verso un futuro ecosostenibile.

Le attività PinC sono attive dall’aprile scorso e dureranno fino al 27 di settembre, e prevedono, ogni fine settimana, suggestive iniziative all’interno dei principali parchi della città. Nel fine settimana appena passato, all’interno del Parco Sempione, si è svolto il Milano SaporBIO, vero e proprio villaggio bio-ecologico ideato dal noto presentatore televisivo Marco Columbro, avente lo scopo di sensibilizzare maggiormente le persone nei confronti di un’alimentazione sana e di un modo di vivere che rispetti corpo, mente e ambiente.

La 3 giorni è stata lunga con molti appuntamenti, dall’esposizione e dalla vendita di prodotti, alle conferenze e dimostrazioni di Tai-Chi Chuna, alle lezioni di bioginnastica e presentazione di libri. La squadra di greenMe.it ha presenziato con maggiore interesse proprio per la prima di “BuonappetitoMilano2009″, libro di Riccardo Naj-Oleari che avevamo già avuto modo di videointervistare alla presentazione della Panda Cross Natural Power.

Partiamo dal principio. L’evento si è consumato in una location tutt’altro che spartana: la Sala Appiani all’interno dell’Arena Civica di Milano. Anche se a dire il vero il primo impatto non è certo dei migliori: appena entrati vediamo in lontananza lo stand dove si sarebbe dovuta svolgere la presentazione, ma in realtà oltre a innumerevoli copie del libro appoggiate sopra non notiamo nessun particolare tipo di interazione tra l’autore e il pubblico. Per onor della cronaca si tratta di un guida pratica e dettagliata (così dice perlomeno la cartella stampa!) della migliore cucina milanese.

Passata una manciata di secondi capiamo subito il perché dell’assenza di interazione… fuori, nella suggestiva terrazza che dà sull’interno dell’arena stessa, si sta svolgendo una degustazione con finger food e amuse bouches preparata dallo Chef Marco De Vicentis. A questo punto capiamo che, forse, per mero ed esclusivo dovere professionale, dovremmo sacrificarci e assaggiare i vari piatti. Sacrificio avvenuto, deduciamo immediatamente la ricercatezze degli ingredienti e la raffinatezza del gusto. Notiamo, inoltre, con estrema felicità che il tutto è servito su dei piatti e posate compostabili i Bio Pap di Cartonspecialist, completamente biodegradabili. Tornando ai cibi dobbiamo ammettere che la varietà dei sapori è stata certamente il valore aggiunto e tanto per farvi venire una “biologica” acquolina in bocca citiamo due dei piatti che certamente hanno meritato più degli altri gli onori della cronaca: il croccante di pasta fillo con tofu laccato al miele e spinaci novelli, e il taboulè di quinoa con ortaggi di stagione e chiffonade di seitan.

Inoltre, non possiamo eludere dal menzionare la fragranza dei vini Barone Pizzini, storica azienda vinicola situata a pochi passi dal lago D’Iseo, che ha contribuito a rendere la nostra esperienza degustativa ancor più unica. Oltre alla cucina preparata dallo chef vi era, però, anche la possibilità di assaggiare degli sfiziosi spiedini di muscolo di grano forniti dal ristorante -eccelso per prelibatezza dei piatti, ma decisamente meno per originalità nella scelta del nome- Muscolo di Grano. Per chi non lo sapesse si tratta di una “carne” vegetale prodotta utilizzando la base proteica del grano che per sapore e valore energetico non ha nulla da invidiare a quella animale. Sempre nel pieno rispetto della nostra ottica professionale, testiamo anche i buonissimi dessert al cioccolato e cacao messi a disposizione dell’ICAM, affermata azienda nella produzione di cioccolato biologico. Decisamente appesantiti vorremmo fare due chiacchiere con l’autore, ma “obbligati” a fare visita anche alla Distilleria Bottega, che con il proprio banchetto offriva assaggi di grappe, oli (che ci consigliano di sorseggiare perché il nostro palato mai avrebbe sentito un gusto del genere…come dargli torto) e aceti balsamici, non riusciamo nel nostro intento. A questo punto, sedendoci su un’avanguardistica ed ecologicamente sensibile lavorazione in polistirolo creata dall’azienda TecnoPolist non ci resta che tirare le conclusioni e capire, oltre che al nostro stomaco, che tipo di benefici eventi del genere portano al mondo green.

La sensazione ovvia è quella che la sensibilizzazione all’universo del biologico non può che portarci la giusta dose di soddisfazione e, anzi, far apprezzare, mediante piatti raffinati e abilmente lavorati, questo tipo di prodotti non può che essere una scelta che sposiamo completamente. Però… eh già c’è un però: la cultura del biologico è giusta, utilizzare prodotti che non abbiano incontrato nel corso della loro crescita conservanti, fertilizzanti e coloranti è un dato insindacabile che deve essere apprezzato da tutti. Si da tutti, il motivo per il quale non è poi cosi in voga tra le masse questo tipo di cultura è semplicemente perché non vi è una facile accessibilità e, soprattutto, non viene propagandata mediante i giusti canali. Cosa vogliamo dire? Vogliamo dire che va benissimo che una celebrità come Marco Columbro organizzi un evento di questo tipo, va benissimo che ci sia uno dei migliori chef di questo tipo di cucina e va benissimo anche che si sia svolta in una delle location più prestigiose della città meneghina. Quello che non va bene è il fatto di relegare la cucina biologica come se fosse un bene di lusso, come se fosse una moda, come se fosse un vanto, quasi cercando di focalizzare l’attenzione sull’apparenza piuttosto che sulla sostanza. Da questo punto di vista siamo rimasti un po’ scettici. Ci saremmo aspettati veraci contadini dalla lingua incomprensibile e gli zigomi arrossati, genuine signore delle valli e tanti più giovani attratti dalla voglia di conoscere un’alimentazione sana e nel pieno rispetto della terra. Purtroppo, per questa volta, non è avvenuto. L’ambiente era decisamente più patinato e la gente sembrava presente esclusivamente per socializzare, più che per un reale interesse a questo tipo di cultura alimentare. Ciononostante noi non ci scoraggiamo, anzi tutt’altro siamo speranzosi che nella prossima edizione il pubblico venga coinvolto maggiormente e noi, in cambio, vi giuriamo che verremo meno ai nostri obblighi professionali e faremo certamente due chiacchiere con l’autore!

Alessandro Ribaldi

foto: Maura Tomei

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