Addio Expo: 10 padiglioni che verranno riutilizzati per una seconda vita (VIDEO)

Mancano poche ore alla fine di Expo, ma cosa succederà ai padiglioni dell’Esposizione Universale di Milano? Ogni nazione a questa domanda ha deciso di rispondere a modo suo. Alcuni verranno riportati in patria, altri ricollocati, c’è poi chi prossimo alla chiusura non saprà ancora cosa farci e, infine, c’è chi ha deciso di portarlo in Africa per dargli una seconda vita e destinarlo a strutture sanitarie

Mancano poche ore alla fine di Expo, ma cosa succederà ai padiglioni dell’Esposizione Universale di Milano? Ogni nazione a questa domanda ha deciso di rispondere a modo suo.

A rimanere sul sito saranno solamente poche strutture: Palazzo Italia, Cascina Triulza, il Padiglione Zero e l’Albero della Vita.

Alcune verranno riportati in patria, altre ricollocate. C’è poi chi, prossimo alla chiusura, non sa ancora cosa farci e, infine, c’è chi ha deciso di portarle in Africa per dargli una seconda vita e destinarle a strutture sanitarie.

Ecco le dieci storie più interessanti sulla seconda vita di queste strutture.

Cascina Triulza

cascina triulza

Questa vecchia cascina c’era prima di Expo e ci sarà dopo. L’omonima fondazione che la gestisce infatti ha visto questa grande kermesse come solo il punto di partenza della propria attività. In questi sei mesi sono transitati da queste parti oltre 800 eventi e nel prossimo futuro non si vuole certo cambiare direzione. Già nel mese di novembre sono state fissate alcune date: il 23 ci sarà il consiglio generale di Fondazione Triulza, il 26 e 27 la Fiera del Turismo Cooperativo – BITAC e il 30 un incontro promosso dal Forum del Terzo Settore Lombardia.

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Principato di Monaco

principato monaco

Nessuno avrebbe scommesso qualcosa sul padiglione del piccolo stato Europeo, invece sia per quanto riguarda i contenuti sia per la seconda vita della struttura, sicuramente, il lavoro fatto dai monegaschi merita un voto positivo. Finito Expo, infatti, questa struttura viaggerà fino in Burkina Faso. In Africa diventerà la sede operativa della Croce rossa locale, all’interno di un centro di formazione del villaggio di Loumbila, poco lontano dalla capitale Ouagadougou. Ben l’85% dell’attuale struttura insomma verrà riutilizzata, dalle parti di Monaco, oltretutto, le idee erano chiarissime da subito. Bisogna dare merito infatti che sin dal primo giorno di Expo già era stato ufficializzata la seconda vita del padiglione.

Azerbaigian

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All’inizio di Expo il padiglione dell’ex repubblica socialista sovietica è stato uno di quelli che aveva maggiormente attirato l’attenzione, dai visitatori è stato infatti ribattezzato il “gioiello”. Un gioiello che, oltretutto, è anche frutto dell’ottimo lavoro fatto da un team di creativi italiani. Il “Simmetrico” è infatti il team – tutto rigorosamente made in Italy – di creativi, project manager, architetti, ingegneri ed esperti di tecnologie multimediali che ha fatto nascere questa struttura. Terminato Expo il padiglione tornerà in Azerbaigian. Diventerà, infatti, un centro dedicato alla biodiversità nella capitale Baku.

Coca Cola

coca cola

Quando era partito Expo in tanti avevano storto il naso. “Nutrire il pianeta. Energia per la vita” e poi si decide da avere un sponsorizzazione da una delle multinazionali più globalizzanti del mondo? La risposta, in questo caso, è arrivata con i fatti. Il padiglione della bibita più gasata per eccellenza sarà, infatti, quasi completamente riciclato. Nella sua seconda vita diventerà addirittura un campo di basket che verrà collocato in un quartiere della città di Milano ancora da decidere.

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Nepal

nepal

È stato l’ultimo padiglione a essere inaugurato. Il paese asiatico, infatti, è stato devastato da un terremoto lo scorso 25 aprile proprio a pochi giorni dall’apertura di Expo. È stato possibile visitare la struttura, per la prima volta nella sua interezza, solo il 12 luglio grazie anche alla collaborazione e all’aiuto di tanti volontari che hanno permesso la realizzazione di tutti i lavori. Le colonne di legno, scolpite a mano, sono una delle parti più suggestive. Verranno rivendute all’asta e il ricavato andrà ad aiutare, ancora una volta, quella parte di popolazione nepalese colpita dal terribile sisma.

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Austria

Austria

L’insolito padiglione austriaco aveva la genuina ambizione di voler riprodurre un bosco. All’interno, infatti, c’era una tipica foresta austriaca e, a Expo terminato, si può dire che la scommessa è stata decisamente vinta. L’obiettivo era infatti quello di sensibilizzare i visitatori facendogli capire quanto l’ossigeno prodotto dal mondo verde sia importante per la nostra esistenza. Le piante, non c’è che dire, hanno fatto perfettamente il loro dovere riproducendo oltre sessanta chili di ossigeno all’ora e, soprattutto, si è creato un ecosistema con tanto di nidi di uccelli, funghi, farfalle e addirittura la nascita di nuove piante. Terminato Expo questa foresta dove andrà a finire? Continuerà ad essere tale in un’area boschiva in provincia di Bolzano. Questo trasporto, oltretutto, non rappresenterà infatti nessun shock per gli alberi che, essendo stati piantati qua in primavera, non si sono ancora stabilizzati nel terreno e possono essere nuovamente spostati.

Don Bosco

don bosco

La realtà salesiana era presente a Expo con un proprio padiglione che ha ospitato eventi e conferenze. La seconda vita della struttura sarà, naturalmente, all’insegna dell’utilità sociale. Lo spazio, infatti, verrà trasferito in Ucraina nella città di Vynnykyte dove diventerà un centro polifunzionale per ragazzi disagiati in grado di ospitarne fino a 300.

«Consegniamo con orgoglio Casa Don Bosco ai giovani dell’Ucraina – ha spiegato Ercole Lucchini, operation manager di Casa Don Bosco a Expo – che potranno beneficiare non solo di una struttura che risponde a pieno titolo dei migliori canoni di architettura sostenibile, ma che è anche passata alla storia essendo stata presente nell’edizione 2015 di Expo; un luogo speciale, visitato da oltre 20 milioni di persone che hanno ritrovato in essa uno spazio nel quale confrontarsi, riflettere, condividere e diffondere le proprie conoscenze e pensieri».

Bahrain

DETTAGLIO BAHRAIN

Il piccolo stato situato nel golfo Persico offriva nel suo padiglione di Expo un’interessante esperienza botanica. All’interno c’erano infatti dieci diversi frutteti che, nel corso dei sei mesi, hanno dato dei veri e propri frutti. Terminata l’Esposizione Universale verranno smantellati ma non per essere distrutti, torneranno infatti in patria dove diventeranno un giardino botanico con tutte le specie più rappresentative del patrimoni agrario di questa nazione.

Emirati Arabi Uniti

emirati

È stato uno dei padiglioni più visitati di Expo. Le sue file sono diventate qualcosa di leggendario. 5, 6 o anche 7 ore per poter entrarci dentro. A disegnarlo Norman Foster, un designer dall’indiscusso valore internazionale. La struttura raccontava come un paese, apparentemente privo di risorse, sia diventato uno dei più ricchi al mondo. Un percorso avveniristico che verrà trasferito, interamente, a Masdar City. La prima città del mondo che potrà fregiarsi di essere a emissioni zero.

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Svizzera

svizzera

Gli elvetici l’avevano pensato bene il loro padiglione. Quattro torri piene di acqua, mela, caffè e sale, dove ogni visitatore prendeva gratuitamente quanti e quali alimenti desiderasse. L’unica avvertenza fatta era quella di essere consapevoli che le torri non sarebbero state mai riempiti e, quindi, se si prendeva troppo ci sarebbe potuto essere il rischio che i visitatori futuri si sarebbero trovati a mani vuote. Un percorso basato sull’educazione e sul rispetto delle risorse che, senza dubbio, era quanto mai in sinergia con il tema di Expo Milano 2015. Finiti questi sei mesi le torri verranno riportate in patria e diventeranno delle serre urbane destinate a quattro differenti città svizzere.

Alessandro Ribaldi

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