Animali maltrattati, sfruttati e poi salvati per restituirli alla vita. Questo il tema del lavoro fotografico realizzato da Alessia Cerqua, fotografa romana che collabora attivamente con la LAV (Lega Anti Vivisezione), che offre uno spaccato originale dell’attività di recupero di animali sequestrati e vittime di sperimentazione. Sono immagini in bianco nero, che mettono in risalto il diritto alla vita di scimmie nate e vissute all’interno di laboratori, cavalli maltenuti, tigri sequestrate ai circhi, ma anche rapaci, rettili, cani e gatti.
Animali maltrattati, sfruttati e poi salvati per restituirli alla vita. Questo il tema del lavoro fotografico realizzato da Alessia Cerqua, fotografa romana che collabora attivamente con la LAV (Lega Anti Vivisezione), che offre uno spaccato originale dell’attività di recupero di animali sequestrati e vittime di sperimentazione. Sono immagini in bianco nero, che mettono in risalto il diritto alla vita di scimmie nate e vissute all’interno di laboratori, cavalli maltenuti, tigri sequestrate ai circhi, ma anche rapaci, rettili, cani e gatti.
La mostra, dal nome “RI-HABITAT”, è curata da Francesca Barbi Marinetti e sarà esposta presso Il Margutta RistorArte di Tina e Claudio Vannini a partire dal 15 luglio 2011. Le opere saranno battute all’asta il 13 settembre per raccogliere fondi da destinare a progetti di recupero di animali salvati dalla LAV.
“Volevo raccontare – ha detto l’artista romana – la straordinarietà del ritorno alla vita di creature a cui è stata negata la libertà. I loro sguardi sono in grado di raccontare una vera e propria rinascita dopo esperienze drammatiche e commoventi.”
“Siamo abituati a vedere immagini di animali – ha commentato la curatrice – che da sempre rappresentano un veicolo mediatico capace di suscitare emozione ed empatia. Le fotografie di Alessia Cerqua raccontano un tratto meno conosciuto, quello del recupero dal disagio di animali sfortunati che hanno incontrato il lato più ostile dell’uomo. Il messaggio è intenso e positivo. Le loro posture invitano chi osserva a riconoscere un percorso di sofferenza affrancato da nuove opportunità di inserimento in contesti protetti. Restano esseri a metà strada tra l’habitat naturale in cui sarebbero dovuti vivere e quello civilizzato che scende a patti con i diversi, a volte contraddittori, istinti della natura dell’uomo. La scelta del bianco nero ne rafforza e interiorizza la forza comunicativa”.
“Si tratta di animali molto diversi tra loro per caratteristiche, esigenze o traumi subiti” – ha aggiunto Gianluca Felicetti, Presidente LAV – le scimmie uistitì, che da pochi mesi abbiamo salvato da un laboratorio, non avevano mai visto un albero: per loro abbiamo costruito un ampio spazio protetto e riscaldato, con piante e tronchi su cui arrampicarsi e giocare; si tratta di un piccolo nucleo famigliare che non abbiamo voluto separare. Al loro arrivo erano diffidenti e spaventate, ma lentamente si sono ambientate nella loro nuova casa, il Giardino Faunistico dell’Abatino (Rieti), e si sono abituate alla figura umana che per lungo tempo ha rappresentato solo abusi e violenze, anche psicologiche”.
Verdiana Amorosi