Milioni di chili di lana di scarto vengono bruciati, trasformiamoli in gomitoli per le pazienti oncologiche

Tanta, tantissima lana, tanto che si butta via. Ciò che un tempo per gli allevatori era una ricchezza, oggi è soltanto un costo: se non viene venduta, la lana diventa, ad ogni primavera in cui le pecore devono essere tosate, un “rifiuto speciale”. Il pastore non può abbandonare il vello rasato nei campi, pena l’inquinamento del suolo, né bruciarlo, pena l’inquinamento dell’aria. Come fare allora per ovviare allo spreco e incentivare il recupero della lana?

Gomitolorosa Onlus promuove per oggi 9 aprile, indicativamente il giorno in cui inizia la tosatura, la Prima giornata italiana della lana, in collaborazione con la Agenzia Lane d’Italia e Legambiente, per sensibilizzare sull’importanza di ridurre lo spreco della lana ed incentivarne il recupero.

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Come ci si è arrivati? Tutto parte dagli obiettivi di Gomitolorosa, l’associazione no profit che promuove il lavoro a maglia negli ospedali come strumento per ridurre l’ansia in pazienti, soprattutto oncologici, utilizzando gomitoli prodotti con lana italiana in sovrapproduzione.

Non tutti sanno, infatti, che il lavoro a maglia ha un effetto calmante, distrae dalle preoccupazioni, aiuta a percepire meno il dolore, aumenta il livello di autostima e agevola la socializzazione. È per questo che lo knitting se in alcune patologie come l’Alzheimer aiuta a rallentare il declino cognitivo e a ritardare il peggioramento dei sintomi, nei pazienti oncologici diventa un preziosissimo strumento per ridurre ogni forma di ansia.

La Prima giornata italiana della lana

La giornata della lana in Italia confluisce nella Giornata Europea della Lana grazie alla promozione da parte di EWE, European Wool Exchange, la Fondazione di cui Gomitolorosa è fondatrice. EWE, che ha sede a Cipro, ha l’obiettivo di coordinare tutte le Associazioni e realtà che in Europa si interessano all’economia circolare della lana.

giornata della lana

In tutto il mondo si allevano pecore, agnelli e montoni per mangiarne la carne o per produrre formaggi. Un tempo se ne utilizzava la lana fino all’ultimo fiocco, per tessere, per riempire cuscini e materassi, per produrre lanolina. Oggi l’uso della lana è ridottissimo perché le fibre sintetiche costano molto meno (e sono più inquinanti…) e perché materassi e cuscini in materiali artificiali sono molto più semplici da gestire e non richiedono manutenzione.

Secondo la Presidente dell’Agenzia Lane d’Italia, Patrizia Maggia, “il numero di ovini che brucano l’erba della Penisola è di 6,5 milioni di capi, di cui circa 3 milioni solo in Sardegna. Il quantitativo di lana prodotta nel 2019 è stato di circa 10/12 milioni di kg“.

Cosa succede a questa lana?

“L’80% della lana italiana viene esportato come lana ‘sucida’ (non sudicia, come alcuni dicono erroneamente) e cioè imballata direttamente dalla tosatura, senza alcuna operazione di pulizia e di lavaggio ed inviata principalmente in India, Cina e sud est Europa per essere poi mischiata a fibre sintetiche e rivenduta oppure per la produzione di tappeti ad uso domestico o industriale – conclude Maggia. Un 10/15% viene utilizzato per consumo interno. Resta quindi ancora un 5/10% che si presume vada disperso (bruciato o interrato) o trattato come rifiuto speciale. Queste percentuali possono variare ogni anno e abbiamo quindi a che fare con numeri stimati e non certi”.

Anche “solo” un 10% di lana buttata e significa, solo in Italia, più di 1 milione di chili sprecati ogni dodici mesi. Se potessimo fare di tutta questa lana dei gomitoli per regalare ore di piacevole lavoro a maglia per le pazienti oncologiche perché no?

https://www.facebook.com/watch/?v=355550165836598

Non sprechiamo la lana! Buona Prima giornata italiana della lana a tutt*!

Fonte: Gomitolorosa

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