Se dal 2005 al 2009 in Italia sono state acquistate sempre meno pellicce, infatti, purtroppo nel 2010 il mercato ha subito un nuovo incremento, dovuto al fatto che questi capi siano stati reinseriti sotto forma di accessorio o inserto per cappotti, scarpe, borse e cappelli, arrivando a rappresentare il 2,8% degli acquisti di abbigliamento, con un fatturato superiore agli 800 milioni di euro.
Non ci stancheremo mai di dirvi quanto siano inutili i capi come le pellicce, che possono tranquillamente essere sostituiti da altri materiali ugualmente caldi e confortevoli, evitando atroci sofferenze agli animali allevati, catturati e uccisi per produrre quello che oramai è solo un vezzo anche se, purtroppo, per ancora molte persone.
Se dal 2005 al 2009 in Italia sono state acquistate sempre meno pellicce, infatti, purtroppo nel 2010 il mercato ha subito un nuovo incremento, dovuto al fatto che questi capi siano stati reinseriti sotto forma di accessorio o inserto per cappotti, scarpe, borse e cappelli, arrivando a rappresentare il 2,8% degli acquisti di abbigliamento, con un fatturato superiore agli 800 milioni di euro.
In prima fila in questa battaglia troviamo ancora una volta la LAV, che sabato 10 e domenica 11 dicembre dà appuntamento a tutti in centinaia di piazze italiane per conoscere le violenze che vengono praticate nei confronti di queste povere bestie e per firmare la petizione a sostegno di una proposta di legge per mettere fine alle pratiche connesse alla produzione delle pellicce.
La LAV ha infatti più volte reso pubblici documenti di vario tipo che mostravano le violenti catture degli animali da pelliccia e molti altri ne diffonderà nei prossimi giorni, per mostrare una realtà amara e scioccante, ma ancora sconosciuta a molti. Non si tratta infatti “solo” dell’atto dell’uccisione, che avviene con modalità barbare per permettere al pelo di essere rimosso nel modo che questi assassini ritengono migliore. Si parla anche della pseudo-vita che viene fatta fare ai poveri animali allevati con questo unico scopo, fatti vivere in gabbie piccolissime e in condizioni che vanno contro ogni diritto alla vita.
Molte pellicce vengono poi ricavate da animali di cui non esistono allevamenti, come il coyote o il procione ad esempio, e che vengono quindi catturati in naturaservendosi di trappole atroci, per poi essere condotti ad una morte ancor più dolorosa e sofferente. E tra questi finiscono spesso, fa sapere la LAV, anche specie protette, come le aquile.
E, se ancora non foste convinti dell’impatto che un acquisto del genere può avere sul Pianeta, sappiate che esso è anche ambientale: per la lavorazione delle pellicce si usano infatti cromo, formaldeide e diverse sostanze tossiche e cancerogene, con un impronta da 2 a 28 volte superiore rispetto a quella di prodotti tessili alternativi, compresi quelli sintetici.
Per far sì che il rispetto di ambiente e animali entrino a far parte della normativa nazionale, questo weekend recatevi dunque nella piazza più vicino a voi per apporre una firma preziosissima: quella che potrebbe salvare la vita a milioni di animali innocenti. Potete trovare l’elenco completo degli appuntamenti (in continuo aggiornamento) cliccando qui e tante altre notizie connesse al mondo delle pellicce sul sito nonlosapevo.com.
Eleonora Cresci