le Nazioni Unite hanno lanciato la campagna “7 Billion Actions” (7 miliardi di azioni), una per ogni abitante. Un’iniziativa che mira a sollecitare in modo simbolico una piccola azione da parte di tutti. Specie di coloro che hanno maggiore accesso a Internet e che più facilmente possono promuovere idee, diffondere informazione, attivarsi e coinvolgere persone
“Non dubitate che un piccolo gruppo di cittadini coscienti e risoluti possa cambiare il mondo. In fondo è cosi che è sempre andata.” Lo diceva Margareth Mead, antropologa statunitense alla metà del secolo scorso. Quel mondo oggi è. Cifre astratte che spesso si stagliano sui giornali senza dire nulla.
Per il ventesimo anno consecutivo, l’11 luglio le Nazioni Unite hanno celebrato la Giornata mondiale delle Popolazioni. Un’occasione per soffermarsi sul significato delle tendenze demografiche mondiali e sulle questioni connesse all’incremento della popolazione: la sostenibilità della crescita, il ruolo della donna nel percorso di emancipazione di determinate popolazioni, le conseguenze di un progressivo invecchiamento dei popoli dei Paesi più ricchi, i fenomeni di urbanizzazione.
Argomenti che raramente arrivano a toccare (e ancora meno a influenzare) i comportamenti e gli atteggiamenti della maggioranza della popolazione. Per questo, le Nazioni Unite hanno lanciato la campagna “7 Billion Actions” (7 miliardi di azioni), una per ogni abitante. Un’iniziativa che mira a sollecitare in modo simbolico una piccola azione da parte di tutti. Specie di coloro che hanno maggiore accesso a Internet e che più facilmente possono promuovere idee, diffondere informazione, attivarsi e coinvolgere persone.
Del resto i dati dicono che attualmente gli utenti del web sparsi in giro per il globo rappresentano un miliardo di persone, tante quante quelle che soffrono la fame o vivono in situazioni di disagio socio-economico. La campagna multimediale quantifica i numeri della società del benessere, che si rispecchia sul web, con quelli dei meno abbienti in tutto il mondo.
Durante un minuto della nostra vita vengono inviate oltre 145 milioni di email, vengono visti oltre 2 milioni di video su YouTube, circa 40 mila euro vengono spesi su eBay, più di 80 mila persone accedono a Facebook e vengono inviati circa 2 mila tweet; in questo minuto 10 bambini muoiono di fame. L’idea è di utilizzare il tempo speso sul web anche per diffondere messaggi di sensibilizzazione sul problema della fame. Un esempio, indicato dagli organizzatori, è quello di condividere i link all’iniziativa sulle proprie bacheche virtuali, inviare mail, twittare un messaggio o partecipare ai contest per aumentare la visibilità delle iniziative.
Fa parte di questa serie di campagne anche la missione “A Bilion for a Bilion” indetta dal World Food Programme delle Nazioni Unite. Qui un contatore segna impietoso la differenza tra il vertiginoso crescere dei numeri che riguardano i movimenti degli uomini su Internet e il quello inesorabile dei bambini morti.
Un problema, quello della mancanza di nutrizione o di mal nutrizione che rappresenta l’apice di una situazione di povertà e che spesso è l’anticamera della morte. Quello che in questi giorni sta accadendo nel Corno d’Africa, ne è un ennesima testimonianza. Undici milioni di persone (l’equivalente della popolazione della Lombardia e del Trentino Alto Adige) stanno vivendo una catastrofe umana a seguito dell’ennesimo lungo periodo di siccità che ha messo a terra un’economia già fortemente sofferente. Pochi giornali ne parlano. Ma ciò non significa che la tragedia non ci sia. Diffondere informazioni e agire, nel proprio piccolo, sono gesti che sommati l’uno a quello dell’altro, contribuiscono a fare cose incredibili.
Il World Food Programme consente di firmare una petizione online o effettuare una donazione direttamente sul sito del World Food Programme. Ad esempio con 5 euro si contribuisce alla fornitura di pasti per le scuole, con 100 euro si aiutano 1.000 vittime delle emergenze. Non ci sono piccoli gesti se sono 1 miliardo di persone a farli.
Pamela Pelatelli