Oggi è la Giornata internazionale della tolleranza: quanto siamo in grado di rispettare i diritti degli altri?

Oggi, come il 16 novembre di ogni anno, si celebra la Giornata internazionale della tolleranza e in Senato si discute di hate speech.

Oggi, come il 16 novembre di ogni anno, si celebra la Giornata internazionale della tolleranza e sul cosiddetto hate speech al Senato questa mattina è in programma un’audizione per l’indagine conoscitiva

Non sono tollerante”, “Non lo tollero più”. La parola “tolleranza” ha tra di noi quasi un’accezione negativa, l’idea di dover “sopportare” (la sua origine latina la dice lunga) per forza qualcosa o qualcuno. Eppure quella, la tolleranza, è qualcosa che va ben oltre il proprio sentimento individuale: o meglio, da esso si dirama e lo ingloba, in un sentire comune che troppo spesso trasforma la tolleranza in intolleranza. Ed è lì che ci dobbiamo porre una domanda: il diritto altrui quanto lo rispetto?

Proprio così e non è un caso che di Tolleranza sia permeata l’intera Dichiarazione universale dei diritti umani che nel 1948 – sulle macerie del secondo conflitto mondiale – le Nazioni Unite approvarono.

Nel 1995 l’UNESCO decise di celebrare i principi ispiratori di questo documento fondamentale, istituendo la Giornata internazionale della tolleranza, che viene celebrata il 16 novembre di ogni anno.

Contrastare l’intolleranza, tu ci riesci?

Come si “contrasta” l’intolleranza? Possibile prevenirla? Perché sembra proprio che ogni giorno quello di tolleranza sia un concetto da rielaborare e ricordare, riprogrammare nelle nostre menti per non dimenticare, ricordarcelo come un mantra.

Diceva bene Voltaire: Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo”, come a imprimerci bene nella memoria che una armonia nelle differenze e il riconoscimento dell’identità dell’altro, che sia una persona o un gruppo etnico, è qualcosa di assolutamente ovvio ma non così scontato.

Per essere tollerante qual è il principio basilare? Ognuno dovrebbe partire dall’idea che si è diversi per aspetto, linguaggio, opinioni, comportamento e valori. Difficile farlo, difficile far proprio questo principio e tenerne fede ogni giorno in ogni momento.

Le Nazioni Unite propongono cinque ambiti principali per contrastare l’intolleranza:

  • le leggi: i Governi sono responsabili dell’applicazione delle leggi sui diritti umani, della punizione della discriminazione e della garanzia della parità di accesso alla risoluzione delle controversie
  • educazione: quanta strada ancora c’è da fare a partire dalle scuole?
  • accesso alle informazioni: uno dei modi più efficaci è promuovere la libertà e il pluralismo di stampa
  • consapevolezza individuale: prendere coscienza che sfiducia e violenza generano sfiducia e violenza
  • soluzioni locali: cominciamo a promuovere attitudini tolleranti dalla nostra famiglia 

Ci riusciamo noi nel nostro piccolo? Valutiamo attentamente ogni giorno le azioni che compiamo? Le parole che utilizziamo? Trasmettiamo nei nostri figli l’esatta idea di tolleranza? Ragioniamo e poniamoci un quesito.

In Italia?

Già. Strano Paese il nostro: a due settimane del blocco dell’iter in Senato della proposta di legge Zan contro omotransfobia, misoginia e abilismo – e che con la tollerenza aveva molto in comune – oggi al Senato è in programma un’audizione per l’indagine conoscitiva sul cosiddetto hate speech, i discorsi d’odio ed espressioni d’intolleranza rivolte contro delle minoranze e di cui il web è pieno. 

La Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla natura, cause e sviluppi recenti del fenomeno dei discorsi d’odio, con particolare attenzione alla evoluzione della normativa europea in materia, ha in agenda alcune audizioni.

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Fonti: ONU / Senato della Repubblica

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