Giornata mondiale dell’Alimentazione e Carta di Milano, a Expo abbiamo davvero nutrito il Pianeta?

La Fao lancia oggi la sua 35a Giornata Mondiale dell’Alimentazione, con lo scopo di ridurre la povertà rurale e assicurare l’accesso al cibo o quanto meno ai mezzi per acquistarlo. Ma non mancano polemiche su Expo 2015 e sulla Carta di Milano

Cerchiamo di diventare la generazione ‘fame zero’”. Così la Fao lancia oggi la sua trentacinquesima , con lo scopo di ridurre la povertà rurale e assicurare l’accesso al cibo o quanto meno ai mezzi per acquistarlo.

Il tema di quest’anno, infatti, è “Protezione sociale e agricoltura per spezzare il ciclo della povertà rurale” e il palcoscenico non poteva che essere Expo Milano 2015, con tanto di celebrazioni ufficiali in presenza del Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon e del Direttore Generale della FAO, del Presidente della Repubblica italiana e dei Ministri italiani dell’Agricoltura e degli Affari Esteri.

Insomma, riflettori accesi su una ricorrenza che dovrebbe proporre soluzioni concrete in modo da garantire a tutti uguali risorse alimentari, ma che invece rischia di rimanere, come al solito, un manifesto di buone intenzioni e niente più.

Non sono poche, infatti, le polemiche riferite innanzitutto al luogo scelto per celebrare l’appuntamento. “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”, è rimasto solo un titolo, denuncia la LAV. Uno slogan che racchiudeva in sé la speranza che l’esposizione universale fosse in grado di indirizzare la collettività verso scelte responsabili, fattibili e solidali con le generazioni che ci seguiranno, ma che invece si è rivelato solo una vetrina per i potenti, “ciechi e sordi agli effetti che l’aumentata richiesta di carne comporta per le già esigue risorse del Pianeta”.

LA CARTA DI MILANO – Al Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, sarà consegnata oggi la Carta di Milano. E anche su questa ci sono parecchi punti oscuri. La Carta di Milano è un documento sottoscritto da 112 sindaci di tutto il mondo (a partire da Pisapia), che racchiude una serie di punti affinché vengano assunti impegni precisi in relazione al diritto al cibo. Ma la Lav, così come la Caritas, non ha perso tempo a stroncarla: per la sua redazione, infatti, “non si è ascoltata alcuna voce critica nei confronti delle produzioni animali e vede, tra i firmatari, anche i leader dell’agroalimentare”.

In più, si tratterebbe di un documento che tutto vuole tranne che cambiare le sorti del Pianeta, dal momento che non sottolinea la minaccia rappresentata dalla crescente richiesta di carne, di uova e di latticini, con l’enorme consumo di risorse e l’aumento dell’inquinamento che gli allevamenti comportano, a causa delle emissioni di gas serra, tra i principali responsabili dei cambiamenti climatici.

L’unica alternativa valida per salvaguardare il futuro del Pianetaafferma la LAV – è indirizzare da subito le produzioni alimentari verso la scelta vegana, ampliare e facilitare questa offerta, informare e formare i cittadini verso scelte solidali nel tempo e nello spazio, per tutelare le generazioni attuali e quelle che seguiranno e per salvare animali, ambiente e risorse”.

NON SPRECATE!

Il passaggio a un’alimentazione su base vegetale renderebbe più efficace la conversione delle risorse in cibo, aumentandone la disponibilità e riducendo i danni causati dal consumo di cibi di origine animale. Certo, ci sta anche che non tutti vogliano fare una scelta così “drastica”, o non siano ancora pronti. È per questo che sarebbe sufficiente (nella speranza che nel contempo ci siano concreti impegni istituzionali), che anche noi nel nostro piccolo mettiamo su una “agenda” di impegni personali per un equo accesso al cibo in tutto il globo.

Basti pensare che un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato per un totale di 1,3 miliardi di tonnellate che sarebbero ampiamente sufficienti a sfamare la popolazione che soffre di fame. 800 milioni di persone (una su dieci) nel mondo non ha ancora cibo sufficiente mentre gli sprechi alimentari – sottolinea la Coldiretti – hanno raggiunto le 670 milioni di tonnellate nei Paesi industrializzati e le 630 milioni di tonnellate in quelli in via di sviluppo.

E allora, fatelo perché è possibile! Non sprecate cibo, fate una spesa intelligente, non riempite il frigo all’inverosimile per poi buttare via la metà di ciò che avevate comprato, riutilizzate e riciclate!

Germana Carillo

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