Oggi 1° marzo si celebra la Giornata contro la discriminazione o Zero Discrimination Day. L'occasione per dire no a ogni forma di discriminazione, sia essa legata al sesso, alla nazionalità, all'età, all'etnia, all'orientamento sessuale o alla religione
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Oggi 1° marzo si celebra la Giornata contro la discriminazione o Zero Discrimination Day. L’occasione per dire no a ogni forma di discriminazione, sia essa legata al sesso, alla nazionalità, all’età, all’etnia, all’orientamento sessuale o alla religione.
Ancora oggi sono tanti i casi di discriminazione, come fa notare l’Unaids (Joint United Nations Programme on HIV/AIDS) secondo cui ben 75 paesi considerano criminali le persone che hanno rapporti sessuali con esponenti dello stesso sesso.
Discriminazione che riguarda anche l’accesso all’istruzione e alle cure sanitarie.
La discriminazione in strutture sanitarie continua ad essere ampiamente riportata, come nei casi in cui le donne a cui è diagnosticato l’HIV vengano spinte a sterilizzarsi, o ancora nei confronti dei disabili e degli omosessuali, che hanno paura di rivelare la propria identità sessuale al personale medico.
“Quando la discriminazione e gli abusi riguardano i più emarginati e vulnerabili, tutti noi ne siamo sminuiti”, ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon. “Le Nazioni Unite si sono fortemente impegnate a sostenere i diritti umani e la dignità per tutti.”
Ma non ci sono solo storie negative. Per fortuna nel corso di questi anni vi abbiamo raccontato anche delle vicende a lieto fine, esempi positivi che mostrano che la discriminazione può essere combattuta ed eliminata.
Nasce il parco per proteggere gli indigeni
Prendiamo due dei più grandi parchi americani, Yosemite e Yellowstone National Parks. Virtualmente sommiamone le superfici. Il risultato è un’enorme distesa verde. Altrettanto grande sarà il nuovo parco che sorgerà in Perù, il Sierra del Divisor National Park grande oltre 1,3 milioni di ettari di foresta amazzonica. A novembre il presidente peruviano Ollanta Humala ha dato il via libera al parco che proteggerà gli indigeni assicurando strategicamente l’ultimo collegamento con il cosiddetto Ande-Amazon Conservation Corridor, formando uno dei più grandi blocchi contigui di aree protette dell’Amazzonia.
Le coloratissime scale arcobaleno
Un uomo di Istanbul di 64 anni, ex ingegnere forestale, ha deciso di allietare le vite degli abitanti della città dipingendo con i colori dell’arcobaleno una gradinata vecchia, grigia e fatiscente vicino a casa sua. Un atto di guerriglia urbana molto apprezzato, che ha involontariamente innescato un’ondata di proteste anti-governative. Infatti, quando i funzionari comunali hanno inviato i propri operai per cancellare l’opera, riverniciando le scale nel colore originale, un grigio scuro cemento, è iniziata una rivoluzione silenziosa su Twitter. Prima che il comune riuscisse a ridare il nuovo look arcobaleno ai gradini, la gente di tutta la Turchia aveva già preso i pennelli in mano per solidarietà colorando le scale di mezza città.
SCALE ARCOBALENO: LA GUERRIGLIA URBANA DI INSTABUL CHE FA IMPAZZIRE IL WEB (VIDEO)
Donne contro le multinazionali
In un Paese dove la parità dei diritti tra uomini e donne appare ancora molto lontana, un movimento di 6000 donne indiane in Kerala ha avuto la meglio su una multinazionale del tè che non era per nulla intenzionata a rispettare i loro diritti. Una scelta coraggiosa in un mondo governato dalla politica e dalle logiche commerciali. Queste donne si occupano di raccogliere il tè in una delle più belle regioni dell’India del Sud, lo Stato del Kerala. Lavorano per una grande piantagione di tè della Kanan Devan Hills Plantation, che in gran parte è di proprietà e sotto controllo della multinazionale indiana Tata, a cui appartiene il marchio Tetley Tea. La protesta è scattata quando l’azienda ha deciso di tagliare un bonus che spettava loro di diritto.
LA GRANDE VITTORIA DELLE DONNE INDIANE RACCOGLITRICI SULLA MULTINAZIONALE DEL TÈ
Il parco divertimenti trasformato in un campo per i rifugiati
Ricordate Dismaland, il più triste parco divertimenti mai esistito a firma di Banksy? Quando il parco ha chiuso i battenti l’artista ha annunciato di voler donare tutti i materiali al campo profughi di Calais. Con il rinnovato flusso di profughi verso l’Europa, le popolazioni dei diversi campi sono cresciute a dismisura e le condizioni di vita peggiorate. Dieci e lode, quindi, a Banksy, che nel suo parco già aveva toccato il tema delle migrazioni di massa attraverso un laghetto con una barca piena di richiedenti asilo, e in un annuncio sul sito web di Dismaland, rivela che i materiali saranno utilizzati in campo per costruire rifugi. “The Jungle”, che si trova nei pressi del porto di Calais al nord della Francia, è la “patria” di circa 3.500 rifugiati, sorta nel 1999.
BANKSY SMANTELLA DISMALAND E DONA IL PARCO GIOCHI AI RIFUGIATI
Arabi ed ebrei insieme a tavola
HUMMUS DI PACE: IL RISTORANTE CHE FA LO SCONTO DEL 50% AD ARABI ED EBREI CHE MANGIANO INSIEME
Un pasto condiviso può aiutare a mitigare i conflitti che affliggono alcune aree del mondo? È questo che deve aver pensato Kobi Tzafrir, gestore dell’Hummus Bar, in Israele, lanciando una singolare promozione, che riserva il 50% di sconto ad Arabi ed Ebrei che si siedono a mangiare allo stesso tavolo. Il ristorante a conduzione familiare si trova vicino alla città costiera di Netanya, a nord di Tel Aviv, ed è specializzato per soddisfare le esigenze di una clientela che è da sempre mista, araba ed ebrea.
Francesca Mancuso
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