Le varietà tradizionali del pane italiano sono in via d’estinzione. Ecco al preoccupazione che si trova al centro della Giornata del Pane di oggi, 15 giugno 2015.
Le varietà tradizionali del pane italiano sono in via d’estinzione. Presto non potremo più gustare alcune delle varietà regionali del pane italiano? Ecco la preoccupazione al centro della Giornata del Pane di oggi, 15 giugno 2015.
Ad Expo 2015 in occasione della Giornata del Pane si è discusso proprio di questo tema con Coldiretti che ha organizzato una rassegna dedicata ai pani tradizionali delle diverse regioni italiane – ognungo con le proprie forme, colori e sapori, presso il proprio Padiglione.
L’associazione ha presentato il Dossier sul pane nelle tavole degli italiani con dati esclusivi sui consumi in Italia e nel mondo e la classifica top ten globale. Focus anche sul boom del pane fatto in casa e sull’andamento degli sprechi di un alimento che è sempre più peccato buttare.
L’Italia può ancora contare su una varietà di pane molto ampia, ma le versioni tradizionali dei pani regionali rischiano di scomparire con il passaggio da una generazione all’altra. Dunque ecco l’idea di organizzare una Giornata del Pane tutta all’insegna della panificazione tradizionale e dei prodotti Made in Italy.
Il consumo di pane in Italia sta cambiando. Le vendite diminuiscono, anche perché i prezzi in molti casi aumentano, e sempre più persone scelgono l’autoproduzione. Inoltre le famiglie italiane cercano di non sprecare il pane, che viene riconosciuto come un bene davvero prezioso.
“Tra le novità più richieste del mercato c’è l’acquisto del pane realizzato con varietà di grano locali spesso di varietà salvate dall’estinzione direttamente dai produttori agricoli e venduto nelle aziende o nei mercati di Campagna Amica” – ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, nel sottolineare che si tratta di una scelta che consente di conciliare qualità, fragranza ed impegno per lo sviluppo locale resa possibile dalla legge di orientamento.
Ad Expo 2015 l’Italia viene presentata come leader europea del pane, con 5 tipi di pane riconosciuti dall’UE. Così il pane italiano supera la baguette. La Coppia ferrarese, la pagnotta del Dittaino, il pane casareccio di Genzano, il pane di Altamura e il pane di Matera sono i cinque tipi di pane tutelati a livello comunitario e che hanno permesso all’Italia di raggiungere il primato europeo.
La rassegna di oggi rischia di rappresentare forse l’ultima occasione per conoscere tutta insieme una realtà a rischio di scomparsa come quella dei pani tradizionali delle regioni italiane. Sono centinaia le specialità tradizionali censite dalle diverse regioni. Non solo le varietà di pane che hanno ricevuto il riconoscimento UE sono a rischio di scomparsa. Sono numerosi i tipi di pane tradizionale da proteggere.
Si va dal “Pane cafone” della Campania, così chiamato perché con questo termine erano chiamati i contadini al tempo dei Borboni, al “Pan rustegh” della Lombardia che giustifica il vecchio detto “pane di villano, rustico ma sano”, dal “Pan ner” della Val D’Aosta ottenuto da un impasto di segale e frumento, alla “Lingua di Suocera” piemontese.
Ma se le tradizioni di panificazione regionale non verranno portate avanti dalle nuove generazioni, tutte queste specialità non saranno più a nostra disposizione. Tra i pani tipici troviamo anche il “Pane di Cerchiara” che si caratterizza, oltre che per la pezzatura che va dai due ai tre chili e mezzo anche per la forma rotonda con una gobba, detta anche “resella” o “sella, e il “Pane carasau”, molto sottile, originario della Barbagia e diffuso in tutta la Sardegna.
Come ricorda la Coldiretti, numerosi sono i pani che hanno consentito la riscoperta di grani soppiantati da varietà più moderne, sacrificati sull’altare dell’aumento della produttività o delle necessità tecniche dell’agro-industria come è il caso del “Pane contadino di grano senatore Cappelli” rinato in Molise o dei pani abruzzesi “Carosella” e “Solina” che hanno riutilizzato due particolari grani teneri coltivati sin dal tempo dei Romani.
Il consumo di pane in Italia è al minimo storico. Secondo i dati Coldiretti, è sceso nel 2014 al record negativo di circa 90 grammi, pari a meno di due fettine di pane al giorno (o due rosette piccole) a persona.
Nel 1861, anno dell’Unità d’Italia, si mangiavano ben 1,1 chili di pane a persona al giorno. Da allora si è verificato un profondo cambiamento degli equilibri nutrizionali della dieta con un progressivo contenimento dei consumi di pane che nei tempi recenti sono scesi – sottolinea la Coldiretti – nel 1980 intorno agli 230 grammi a testa al giorno, nel 1990 a 197 grammi, nel 2000 a 180 grammi, nel 2010 a 120 grammi e nel 2012 a 106 grammi per arrivare a meno di 100 grammi già nel 2013.
Numeri ben differenti da quelli dei Paesi che guidano la Top Ten mondiale dei consumi di pane, che vede al primo posto la Turchia, con 105 chili di pane pro capite consumato, il triplo degli italiani, seguita dal Cile, con 96 chili a testa. Al terzo posto gli argentini (76 chili pro capite annui), seguiti a pari merito da svizzeri, polacchi e greci, tutti con 70 kg annui. Poco sotto gli irlandesi (68 chili) che precedono ungheresi e olandesi, appaiati a quota 60 chili. Chiudono la classifica i tedeschi, con 55 chili di pane pro capite.
In Italia la spesa familiare per pane, grissini e crackers ammonta a quasi 8 miliardi all’anno. Gli italiani preferiscono il pane artigianale, ma nello stesso tempo cresce negli ultimi anni la domanda dei prodotti sostitutivi del pane come crackers, grissini e pani speciali.
LA TOP TEN DEI MANGIATORI DI PANE NEL MONDO – Kg per persona all’anno
1) Turchia – 105 chili
2) Cile – 96 chili
3) Argentina – 76 chili
4) Svizzera – 70 chili
5) Polonia – 70 chili
6) Grecia – 70 chili
7) Irlanda – 68 chili
8) Ungheria – 60 chili
9) Olanda – 60 chili
10) Germania – 55 chili
Vogliamo contribuire a salvare il pane tipico italiano? Se amiamo preparare il pane in casa, andiamo a recuperare le ricette tradizionali delle città e delle regioni in cui viviamo e proviamo a sperimentarle.
Marta Albè
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