Si è svolta sotto l'insegna della partecipazione, la prima seduta aperta al pubblico indetta da Expo 2015 il 16 e 17 luglio scorso. Noi c'eravamo ed ecco le nostre riflessioni..
Si è svolta sotto l’insegna della partecipazione, la prima seduta aperta al pubblico indetta da Expo 2015 il 16 e 17 luglio scorso. Dopo circa un anno di polemiche, alla fine del quale si è riusciti almeno a decidere la nomina dell’On. Stanca a capo della Società Expo 2015, il Sindaco di Milano Letizia Moratti e il Governatore della Lombardia Roberto Formigoni hanno pensato bene che fosse il caso di riappacificarsi un po’ con la cittadinanza milanese (ma non solo) e di cominciare a dimostrare che l’Expo sta muovendo i suoi primi passi.
In 1500 hanno affollato il Teatro dal Verme di Milano. Molti di loro si erano iscritti tramite il sito aperto per l’occasione e che resterà attivo fino al 2015, con il compito di diventare la piattaforma di dialogo tra la gente e l’Expo.
Si, perché l’Expo milanese vuole proporsi al mondo come il primo Expo costruito “dal basso”, ideato dalla gente e con la gente. La due giorni di Stati Generali è stata inaugurata proprio con l’ invito, rivolto alla cittadinanza, alle associazioni, al mondo della cultura, delle arti a proporre idee, azioni e manifestazioni da realizzarsi durante quei mesi. Parallelamente sul web è stato aperto un blog, uno spazio su YouTube, una pagina su Facebook per alimentare il confronto, con l’intenzione dichiarata di ricevere dalle persone suggerimenti e idee.
Gli Stati Generali della scorsa settimana hanno ben espresso la sensazione che l’Expo possa essere una reale opportunità per portare avanti progetti di interesse collettivo, ma anche la percezione che non ci sia ancora chiarezza in merito a quale terreno coltivare e come. La metafora contadina non è casuale dal momento che il tema, per chi avesse perso quest’informazione, con cui Milano, poco più di un anno fa, ha vinto contro la città di Smirne (Turchia) è ” Nutrire il pianeta. Energia per la vita”.
L’obiettivo di lungo termine è quello di fare dell’Expo, uno snodo internazionale dove affrontare temi come le diseguaglianze alimentari, gli stili di vita, la sicurezza del cibo e di Milano, una fucina di ricerche, idee e pratiche da presentare al mondo.
Per il momento gli Stati Generali hanno dimostrato come la gente spesso sia molto più sensibile, innovativa e concreta di quanto non lo siano le Istituzioni. Sul podio lasciato libero a chiunque avesse progetti da presentare si sono susseguite le proposte più diverse: dal recupero delle cascine dell’hinterland milanese, alla costruzioni di una rete tra i parchi della città, ai progetti di educazione alimentare.
Tante idee che parlano di una reale percezione del problema della sostenibilità del mondo della produzione alimentare e che ognuno tenta di risolvere e proprio modo, secondo le proprie conoscenze. Ottimo. In quanto GreenMe ci piace credere che ognuno, nel proprio piccolo, si movimenti per trovare soluzioni capaci di muovere il mondo.
Rimane da chiedersi se l’assenza di un piano strategico forte e definito a cui far riferimento, come in questo momento sembra non ci sia ancora, non rischi di creare una frammentazione delle proposte e delle iniziative penalizzando progetti di reale peso internazionale.
Viene da chiedersi inoltre se sia opportuno pensare già a progetti da realizzarsi tra almeno cinque anni con le categorie di pensiero e con le soluzioni che la scienza e la tecnica ci propongono oggi? Forse varrebbe la pena riuscire a portare la mente verso luoghi ancora sconosciuti e immaginare non un mondo leggermente più sostenibile di questo, ma il mondo sostenibile che vorremmo. Portare la mente più in là per progettare quello che oggi sembra impossibile ma che tra cinque anni probabilmente potrebbe essere reale.
Ricordiamoci che l’Expo, per sua definizione, nasce per esporre lo strato più avanzato della ricerca applicata. Il tema ci è particolarmente caro e vale la pena rischiare.
D’altronde mi rendo conto che possa apparire strano, in un paese che promuove l’edificazione di massa in risposta alla crisi e il ritorno all’energia nucleare come soluzione al problema energetico, immaginare un futuro diverso dal semplice miglioramento del presente.
Personalmente mi auguro che la parola partecipazione, più volte ripetuta la settimana scorsa, rimanga un binario fisso da qua al 2015 e che le proposte della gente sappiano dare rappresentazione di quel mondo che le Istituzioni spesso stentano ad immaginare.
Per chi volesse cominciare a contribuire con suggerimenti, commenti o volesse semplicemente tenersi aggiornato sull’andamento dei lavori, l’Expo 2015 accetta qui risposte alla domanda: “Quale modello per l’Expo?”
Pamela Pelatelli