Glasgow capitolo due: chi è presente alla Cop26 apre oggi la seconda settimana di trattative. Caveranno un ragno dal buco? Meglio rimanere scettici e realistici, diciamo noi, perché - per esempio - non è stata raggiunta ancora nessun intesa sui settori della carne e dei latticini
Decisioni? A metà. Proteste? Quante ne volete. Comunità indigene? Assenti. Sembra passato un secolo da quando i potenti del G20 hanno lanciato gaudenti la monetina nella Fontana di Trevi e con la stessa leggiadria si sono spostati in pompa magna a Glasgow alla Conferenza della parti delle Nazioni Unite.
“Parliamo di clima“, si son detti. E, quasi costretti, hanno cominciato a ciarlare in mondovisione.
Qualcosa hanno fatto? Può essere. L’altro giorno, il 6 novembre, si è arrivato all’accordo sui 4 miliardi da destinare all’agricoltura sostenibile e finalmente si è inaugurato al vertice il tema dell’alimentazione. Le industrie agroalimentari sono responsabili fino al 35% delle emissioni globali di CO2 e la Cop26 dovrebbe portare ad azzerarle entro metà del secolo.
Ma ancora non si è raggiunta un’intesa sui settori della carne e dei latticini, nonostante, per esempio, lo stesso presidente della Cop26, il ministro britannico Alok Sharma, abbia definito la scelta di mangiare meno carne una questione “personale” e secondo un gruppo di scienziati che lavorano sul cambiamento climatico, il Climate Change Committee,, bisognerebbe tagliare del 35% il consumo di carne entro il 2050, sostituendo parte dell’alimentazioni con prodotti di origine vegetale.
Eppure consumo di carne e allevamenti, rimangono i grandi assenti dal dibattito.
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Cosa è stato deciso finora alla Cop26?
- 40 Paesi si sono impegnati a uscire dal carbone. Non hanno firmato Australia, India, Cina e Stati Uniti
- stop alla deforestazione: 134 Paesi promettono di interrompere la pratica entro il 2030;
- la Banca Mondiale stanzierà 25 miliardi di dollari all’anno per la transizione ecologica
- 4 miliardi di dollari saranno destinati all’agricoltura sostenibile: l’impegno è stato preso da 45 governi
- impegno sui finanziamenti al Sudafrica: Usa, Regno Unito, Francia, Germania e Unione europea stanziano 8,5 miliardi per la transizione ecologica del Paese
- accordo contro i finanziamenti all’industria fossile: 25 Paesi, tra cui l’Italia, si impegnano a interrompere tutti i progetti da loro finanziati all’estero su combustibili fossili entro la fine del 2022
- accordo sul taglio delle emissioni di gas metano: 105 Paesi si accordano per tagliarle del 30% entro il 2030. In Ue non firmano Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Austria, Lettonia, Lituania e Romania
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