Cop26: i leader mondiali firmano per porre fine alla deforestazione entro il 2030 (compresi Bolsonaro e Xi Jinping)

Mentre la Cina ritarda il raggiungimento della neutralità carbonica, oltre 100 leader si impegnano per lo stop alla deforestazione

Mentre i Paesi orientali ritardano il raggiungimento della neutralità carbonica a livello nazionale, oltre 100 leader mondiali si impegnano a mettere fine alla deforestazione entro questo decennio

A tre giorni dall’inizio della Cop26 di Glasgow, arriva già un primo annuncio: oltre 100 Paesi del mondo hanno dichiarato il proprio impegno per frenare la deforestazione entro il 2030. Per riuscire nell’impresa si prevede un investimento di oltre 19 miliardi di dollari fra investimenti pubblici e privati: ampia parte dei finanziamenti sarà dedicata alla protezione del bacino del Congo, che ospita la seconda foresta tropicale più grande del mondo.

È interessante sottolineare che questo accordo sia stato firmato anche dai presidenti di Cina (Xi Jinping) e Russia (Vladimir Putin), che hanno scelto di non partecipare alla conferenza delle parti – non che dal leader brasiliano Jair Bolsonaro, accusato da più parti per le sue politiche tolleranti nei confronti di chi distrugge la foresta amazzonica.

(Leggi anche: #Cop26: ecco perché la Conferenza sul Clima di Glasgow sarà decisiva per il clima)

Il raggiungimento di questo ambizioso obiettivo rappresenterebbe un importante passo in avanti nel contrasto alla crisi climatica che è lo scopo principale della Cop. Purtroppo, però, non tutti i Paesi del mondo hanno mostrato l’intenzione di mettere da parte gli interessi nazionali in favore della tutela dell’ambiente: mentre i Paesi del G20 (che si è concluso a Roma lo scorso 31 ottobre) hanno concordato il raggiungimento della neutralità climatica entro metà secolo, la Cina rimanda la scadenza al 2060 e l’India addirittura al 2070.

Il dragone rosso prevede il raggiungimento del picco massimo di emissioni entro la fine del decennio, prima di iniziare la discesa verso la neutralità climatica, e si dice non disposta a ridurre i propri livelli di inquinamento perché questo minerebbe allo sviluppo dell’economia nazionale. Altri Paesi, come per esempio gli Stati Uniti, hanno inquinato di più e per periodi di tempo più lunghi: ciò ha permesso alle loro economie di prosperare senza limitazioni – ed è quello che ha intenzione di fare anche la Cina, in barba alla crisi climatica.

Si tratta di un traguardo storico – ha affermato il premier britannico Boris Johnson. – Un numero di leader mondiali mai visto prima ha sottoscritto l’accordo. Dobbiamo fermare la devastante perdita delle nostre foreste, smettere di comportarci come conquistatori della Terra e iniziare a diventarne invece i custodi.

Altri momenti chiave inclusi:

  • L’India si è impegnata a raggiungere le emissioni nette pari a zero entro il 2070. Sebbene sia la prima volta che il terzo più grande inquinatore al mondo si prefigge questo obiettivo, e gli esperti hanno affermato che si tratta di un impegno realistico, è 20 anni indietro rispetto alla data fissata per il 2050 concordata da altri Paesi sviluppati. L’India, uno dei maggiori inquinatori del mondo, è assente dall’elenco dei Paesi che hanno aderito alla Dichiarazione dei leader di Glasgow sulle foreste e l’uso del suolo.
  • Il presidente Biden ha avvertito che durante i colloqui fosse necessaria una maggiore urgenza: “In questo momento, stiamo fallendo. Non c’è tempo per restare indietro, sedersi sulla staccionata o discutere tra di noi”.
  • António Guterres, il segretario generale delle Nazioni Unite, ha affermato che il mondo è stato portato sull’orlo della dipendenza dai combustibili fossili.
  • In un messaggio registrato, la Regina ha invitato i leader a “elevarsi al di sopra della politica del momento e raggiungere la vera abilità da statisti”. Ha aggiunto: “Certo, i benefici di tali azioni non saranno per tutti noi qui oggi: nessuno di noi vivrà per sempre. Non lo stiamo facendo non per noi stessi, ma per i nostri figli e i figli dei nostri figli e coloro che seguiranno”.

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Fonte: The Guardian

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