La COP26 ha deluso le aspettative di chi sperava in decisioni rapide e incisive per fronteggiare la crisi climatica.
La COP26 ha deluso le aspettative di chi sperava in decisioni rapide e incisive per fronteggiare la crisi climatica. Secondo le associazioni ambientaliste, sebbene durante il vertice siano stati fatti progressi importanti e nella giusta direzione, gli accordi presi risultano deboli e poco coraggiosi.
Per la prima volta durante la COP26 si è affrontato il tema dei sussidi ai combustibili fossili e si è riconosciuta l’importanza di tutelare la natura e di investire in energie pulite e transizione ecologica, ma le scadenze per la decarbonizzazione non sono chiare.
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Il testo finale ha poi riconosciuto l’importanza di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5°C, ma perché questo avvenga si dovranno ridurre del 50% le emissioni di CO2 entro il 2030. Mancano però obiettivi e regole per ridurre le emissioni e monitorare i progressi e l’obiettivo di rimanere nella soglia di 1,5°C è stato di fatto rimandato al 2022.
Mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C è ancora possibile solo intensificando la risposta globale alla crisi climatica. Ma la finestra temporale che resta si sta chiudendo velocemente, quindi è tempo che i leader mondiali mantengano tutte le loro promesse per garantire un futuro sicuro e piacevole a tutti. Glasgow è stato un punto di partenza e non di arrivo. Dobbiamo tutti lavorare perché la crisi climatica venga affrontata, in ogni ambito, con la rapidità e l’incisività necessarie: nessuno è al sicuro e abbiamo tutti troppo da perdere, noi e il Pianeta – ha commentato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, a Glasgow per seguire il vertice.
Il vertice di Glasgow avrebbe dovuto impegnare i governi a ridurre le emissioni di gas serra per restare al di sotto di 1,5°C, ma non è andata così e nel 2022 dovranno tornare al tavolo dei negoziati con obiettivi più ambiziosi. Tutto quello che siamo riusciti a ottenere è stato solo grazie ai giovani, ai leader indigeni, agli attivisti e ai Paesi più esposti agli impatti della crisi climatica, che hanno strappato qualche impegno concesso a malincuore. Senza di loro, questi negoziati sarebbero stati un completo fallimento. Il nostro clima, un tempo stabile, è stato profondamente alterato, come dimostrano ogni giorno gli incendi, gli uragani, la siccità e la fusione dei ghiacciai. Il tempo è scaduto e per la nostra stessa sopravvivenza dobbiamo mobilitarci urgentemente con tutte le nostre forze affinché si ponga fine all’era dei combustibili fossili – il commento di Jennifer Morgan, direttrice esecutiva di Greenpeace Internationa.
Nonostante i progressi fatti durante il vertice, dunque, siamo ancora lontani da soluzioni concrete ed efficaci per fronteggiare la crisi climatica e le sue conseguenze, che i Paesi più vulnerabili stanno già subendo e che presto riguarderanno ognuno di noi.
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Fonti di riferimento: Greenpeace/WWF
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