Da Amatrice al Molise: storia di un’Italia che trema ogni giorno e vive nella paura

2 anni fa alle 3.36 in punto la terrà tremò portando terrore e morte nelle zone di Amatrive e Arquata. L’Aquila, Amatrice, Arquata, Accumoli, e poi Visso, Ussita, Preci, fino ad arrivare alle scosse di Termoli nei giorni scorsi. A freddo sono questi i nomi dei comuni colpiti e alcuni del tutto devastati dai sismi negli ultimi anni. Ma il terremoto fa parte del nostro tessuto, del territorio sul quale viviamo, eppure continua a causare morti e macerie.

2 anni fa alle 3.36 in punto la terrà tremò portando terrore e morte nelle zone di Amatrice e Arquata. L’Aquila, Amatrice, Arquata, Accumoli, e poi Visso, Ussita, Preci, fino ad arrivare alle scosse di Termoli nei giorni scorsi. A freddo sono questi i nomi dei comuni colpiti e alcuni del tutto devastati dai sismi negli ultimi anni. Ma il terremoto fa parte del nostro tessuto, del territorio sul quale viviamo, eppure continua a causare morti e macerie.

Vittime si è perso il conto, case, edifici, chiese, abitazioni manco a parlarne. E in una Italia che si stringe al lutto che oggi accomuna il centro, ci si ferma ancora nei cavilli di una burocrazia infinita, poco umana, poco semplice, arzigogolata, opportunista.

Studi di fattibilità, gare, ricorsi, cantierizzazioni: chi vive nelle “casette” teme che questo provvisorio diventi definitivo e come dargli torto. La beffa è che si tratta quasi sempre di luoghi in cui già nei secoli scorsi ci sono stati grandi terremoti. Hanno distrutto e si è ricostruito. Poi sono tornati a distruggere e ora si tenta ancora e ancora di ricostruire. Trovare una quadra è impossibile: evitare tutto ciò non sarebbe meglio?

Ci si vanta che si tratta di comuni che “sono sempre risorti” dai terremoti. Ma intanto coloro che perdono la vita?

Da Amatrice al Molise, la prevenzione che non c’è

Perché non si riesce a evitare disgrazie così immani? La risposta è semplice, come semplice è il modo di ragionare. Gestire una eventuale emergenza è più facile e sbrigativo che prevenirne i danni. Troppa fatica in questa Italia che non ha lungimiranza, che non comprende che probabilmente la sola maniera per contrastare gli effetti di un evento sismico è la prevenzione.

E prevenzione non significa indovinare tramite gli astri quando avverrà un evento sismico, ma “ridurre i fattori di rischio, agendo in particolare sulla qualità delle costruzioni” (Fonte).

Inoltre, quando si parla di prevenzione, non vogliamo riferirci soltanto agli aspetti tecnici e strutturali (di fondamentale importanza) e agli impegni politici, ma anche all’educazione dei cittadini. A quanti di noi è stato insegnato realmente cosa fare in caso di scossa? E quanti hanno fatto prove di evacuazione negli uffici e nelle scuole?

Fin quando vedremo il terremoto come evento a sé e non come qualcosa che permea anche il nostro tessuto culturale, probabilmente non ci sarà sintonia sul da farsi e il momento di estrema distruzione finirà sempre con l’essere la triste fase finale di un processo che non aveva mai visto una sera attività preventiva.

Le leggi che da sempre in Italia hanno perfezionato la normativa antisismica e la classificazione sismica sono quasi esclusivamente successive a terremoti distruttivi. Come a dire, si rompe e si ripara, che problema c’è.

Eppure, come dicono dalla protezione civile: “L’unica previsione possibile è di tipo statistico, basata sulla conoscenza della sismicità che ha storicamente interessato il nostro territorio e quindi sulla ricorrenza dei terremoti. Sappiamo quali sono le aree del nostro Paese interessate da una elevata sismicità, per frequenza ed intensità dei terremoti, e quindi dove è più probabile che si verifichi un evento sismico di forte intensità, ma non è possibile stabilire con esattezza il momento in cui si verificherà”.

Non c’è prevenzione, la denuncia dei geologi molisani

Il punto allora torna ad essere sempre quello? Pare di sì: la prevenzione è un lavoro di cesello e a lungo, lunghissimo termine, per cui forse per questo motivo i più non vedono un tornaconto da spendere nell’immediato ed è difficile attirare risorse economiche.

Lo sanno bene all’Ordine dei geologi del Molise, la regione che per ultima ha dovuto fare i conti con due scosse gli scorsi 14 e 16 agosto, che precisano: “Il Molise, benché periodicamente afflitto da eventi sismici anche di magnitudo significativa – nonché da ripetuti fenomeni franosi connessi al dissesto idrogeologico – permane in una preoccupante situazione di stallo nella programmazione ed attivazione di politiche volte alla prevenzione e gestione dei rischi naturali connessi sia alle reti infrastrutturali esistenti (viabilità, reti idriche e fognanti etc..) che ad interventi di miglioramento o adeguamento sismico di strutture strategiche quali scuole, ospedali, caserme…”.

Rischi annunciati ma pochi interventi, quindi, anche se il Capo della Protezione civile nazionale, Angelo Borrelli, dichiara in queste ore: “è aumentata la probabilità che ci possa essere una scossa ancora più forte, regoliamoci di conseguenza”.

Dunque, basta approcci superficiali nei confronti del rischio sismico. È urgente andare in avanti a livello culturale, scientifico e normativo per mettere al sicuro il nostro paese.

La storia di Visso alla ricerca di nuove donazioni

vissoChiesa di Sant’Antonio a Visso

Visso è una di quelle cittadine in provincia di Macerata colpite dal terremoto delle Marche nel 2016. Anche qui si tenta di ricostruire ancora, tra le macerie che resistono in un paese svuotato.

Lo sa bene Filippo Sensi, consigliere comunale di questo piccolo centro di circa 1100 abitanti, sede del Parco Nazionale di Sibillini e rientrante tra i Borghi più belli d’Italia e Bandiera Arancione per il Turismo. Qui c’è bisogno di una mano e di un aiuto concreto, per fare in modo che una parte della popolazione, i più anziani, possano godere di un centro ricreativo tutto per loro.

La Protezione Civile Nazionale sta completando la costruzione di casette in legno per le famiglie che ritornano a Visso e si spera che presto possa partire la ricostruzione di edifici danneggiati. Al di là di queste ricostruzioni, c’è tutto un mondo di “servizi accessori”, come ci dice Sensi, che necessita di donazioni importanti.

In un villaggio dell’emergenza abbiamo necessità di realizzare un piccolo centro sociale di circa 80 metri quadrati come luogo di aggregazione della popolazione anziana specialmente nella lunga stagione invernale”.

Ecco allora l’appello che noi accogliamo in pieno: si facciano avanti ditte o associazioni che effettuare una donazione per la realizzazione di un Centro Sociale per il Villaggio SAE Pretare, anche attraverso fornitura di materiali da assemblare sul posto a cura del Comune di Visso.

Avanti tutta, contiamo sulla solidarietà degli italiani!

Le linee guida in caso di terremoto

Ecco alcuni accorgimenti da parte della Protezione Civile per rendere più sicure le abitazioni:

  • Allontanare mobili pesanti, come le librerie, da letti o divani posti dove normalmente ci si siede
  • Per appendere quadri usare ganci chiusi
  • Mettere gli oggetti pesanti sui ripiani bassi delle scaffalature
  • Fissare alle pareti scaffali, librerie e altri mobili alti
  • In cucina utilizzare un fermo per l’apertura degli sportelli del mobile dove sono contenuti piatti e bicchieri
  • Fissare gli apparecchi elettronici: stereo, computer, ai ripiani con del nastro nylon a strappo
  • Conoscere come è stata costruita la propria casa e verificare se sono stati fatti interventi per renderla più resistente
  • Organizzare un piano di emergenza familiare ed assicurarsi che in casa ci sia una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica, una radio a pile, un estintore e che tutti sappiano dove si trovano, tutti sappiano dove sono e come si chiudono i rubinetti di gas e acqua e l’interruttore generale della luce

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Germana Carillo

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