Scandalo Eternit: la Cassazione prescrive il reato
Eternit, annullata la condanna. Reato prescritto, stop. Dopo la richiesta di prescrizione del maxi processo Eternit per disastro ambientale da parte del procuratore generale della Cassazione Francesco Iacoviello, la Cassazione ha scandalosamente accolto et voilà, si cancella così la condanna a 18 anni al magnate svizzero Stephan Schmidheiny, unico imputato, che con l’amianto ha ucciso migliaia di persone.
Oltre al danno, la beffa, e questa decisione su una causa che iniziò da circa 6mila parti offese e che riguardava la morte di circa 3mila persone, travolgerà di conseguenza anche il diritto a tutti i risarcimenti, mentre le provvisionali disposte dalla Corte d’Appello di Torino sfioravano i 90 milioni di euro.
La Cassazione fu chiamata a discutere su fatti avvenuti dal giungo 1976 in poi. La prescrizione per il reato di disastro ambientale è di 12 anni e quella per Eternit la si definisce in un arco temporale che va dal 1986 (anno del fallimento della Eternit stessa) al 1998. Il primo grado di giudizio, infatti, si è avuto nel 2012, con sentenza di condanna per Schmidheiny e per Louis De Cartier De Marchienne, morto poco prima del 3 giugno 2013, quando è stata emessa la sentenza in appello. Nel secondo grado di giudizio la condanna di Schmidheiny era stata portata da 16 a 18 anni.
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In più, la Corte ha condannato Inps e Inail, che avevano fatto ricorso per non essere state ammesse come parte civile dalla Corte di appello di Torino. Ora devono pagare le spese legali e per l’Inail i costi per le sole prestazioni ai lavoratori colpiti dalle patologie provocate dall’amianto sono costate ben 280 milioni di euro, come dice Giuseppe Vella, avvocato generale dell’Inail.
“Rimaniamo sbigottiti e scandalizzati di fronte alla sentenza appena emessa dalla Corte di Cassazione. Di amianto si continua a morire e non va certo in prescrizione il dolore di chi continua a soffrire per la fibra killer. Questa sentenza doveva essere esemplare e di traino per la messa al bando dell’amianto a livello internazionale e invece si trasforma in una beffa per chi è stato esposto e per chi continua ad esserlo nei paesi in cui Eternit Spa ancora fa affari e continua ad estrarre e lavorare amianto“. È questo il duro commento del presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza alla notizia della sentenza di Cassazione sul processo Eternit.
“Vogliamo esprimere la massima solidarietà alle famiglie colpite da questo dramma – ha continuato Cogliati Dezza. Ci lascia sgomenti l’idea che vengano considerati prescritti reati legati a delitti che ancora oggi continuano a mietere vittime. Eppure succede lo stesso anche per tutti i più gravi reati ambientali che ancora oggi sono di natura contravvenzionale e quindi considerati meno gravi del furto di una mela al supermercato. E questo continuerà a succedere fino a che il disegno di legge sui delitti contro l’ambiente nel codice penale, votato a larghissima maggioranza alla Camera nel febbraio scorso e ancora fermo nelle Commissioni ambiente e giustizia del Senato, non arriverà ad approvazione definitiva. I senatori diano un segnale di discontinuità votando i tempi brevi quel ddl, dopo questa ennesima vergognosa sentenza“.
“Nei giorni in cui sta partendo il processo di Taranto contro i padroni dell’Ilva, anch’essi accusati di aver contaminato l’aria, l’acqua e il suolo contaminando l’ambiente, l’incredibile parabola giudiziaria del processo Eternit dice una volta di più che un Paese dove industrie gestite nell’illegalità possono avvelenare impunemente le persone che ci lavorano e che ci vivono vicino non è un Paese civile” hanno commentato gli esponenti di Green Italia.
MA NON FINISCE QUI e a giurarlo è il pm Raffaele Guariniello che in primo grado e in appello aveva ottenuto la condanna di Schmidheiny. “Non bisogna demordere – dice. Non è una assoluzione. Il reato c’è. E adesso possiamo aprire il capitolo degli omicidi“.
E, forse, i migliaia morti per il tumore provocato dall’inalazione di polveri d’amianto riceveranno giustizia.
Germana Carillo
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