Eternit: richiesta in Cassazione la prescrizione del maxi processo per disastro ambientale

La Cassazione chiede la prescrizione del maxi processo Eternit per disastro ambientale. Lo ha reso noto il procuratore Francesco Iacoviello. Una simile sentenza annullerebbe la condanna a 18 anni di carcere di Stephan Schmidheiny, magnate svizzero nonché unico imputato.

Il procuratore generale della Cassazione Francesco Iacoviello chiede la prescrizione del maxi processo Eternit per disastro ambientale. Una simile sentenza annullerebbe la condanna a 18 anni di carcere per Stephan Schmidheiny, magnate svizzero nonché unico imputato.

Bisognerà attendere il verdetto della prima sessione penale, che verrà pronunciato probabilmente la prossima settimana. L’imputato è uno degli uomini più ricchi del mondo e una sua assoluzione decreterebbe la “morte del diritto”. Lo ha dichiarato Ezio Bonanni, avvocato di una delle parti civili.

L’imputato non avrebbe nemmeno chiesto scusa alle famiglie dei deceduti. La condanna a 18 anni di carcere è avvenuta in appello, ma ora rischia di non essere confermata. Gli avvocati della parte civile comunque non vogliono fermarsi e sono intenzionati a sottolineare la rilevanza degli elementi documentali e probatori raccolti fino ad ora.

Se la condanna fosse annullata, sarebbe come se le vittime dell’inquinamento da amianto morissero per una seconda volta. Lo hanno dichiarato Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, esponenti di Green Italia. Ora si è alla ricerca di giustizia dopo ben 35 anni di lotte.

Battaglie che in ogni caso purtroppo non sono servita a salvare le generazioni più giovani dai pericoli dell’amianto, dato che a Casale si continua a morire ad un ritmo di 50-60 decessi all’anno, come ricorda l’Associazione Familiari e Vittime dell’Amianto.

Il Governo, finalmente, ha concesso al Comune di Casale di spendere i fondi per la bonifica del territorio dall’amianto al di fuori dei vincoli di bilancio. Ci si arriva tardi, purtroppo, visto che le polveri dell’amianto hanno portato alla morte e alla malattia famiglie intere in questa zona d’Italia.

Si tratta di un disastro silente che si muove impercettibile nelle cellule umane ed emerge decenni dopo, come ha spiegato Arturo Cortese, sottolineando che le decisioni da intraprendere potranno sancire un precedente che varrà per il futuro.

“Un pericolosissimo Cavallo di Troia che rischia di inficiare tutti i prossimi processi che si faranno in Italia per disastro ambientale e di vanificare decenni di sforzi compiuti nella legislazione ambientale per garantire la sicurezza e la salute dei cittadini”.

Così il WWF ha definito la richiesta avanzata oggi in Cassazione nell’ambito del processo contro il gigante multinazionale Eternit. Il WWF ricorda che si tratta del più grande processo in tema di sicurezza del lavoro e di inquinamento ambientale provocato da amianto mai celebrato in Europa.

Chiede dunque alla Magistratura di fare giustizia e di non applicare asetticamente il diritto. e a Parlamento e Governo richiede di modificare le leggi sui reati ambientali approvando finalmente la riforma del Codice Penale sui delitti ambientali.

Legambiente ha espresso tutta la propria idignazione sulla vicenda. “Per aver inalato le fibre cancerogene di amianto prodotte in quegli stabilimenti si continua a morire” – ha commentato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – “Ci lascia sgomenti l’idea che vengano considerati prescritti reati legati a fatti che ancora oggi continuano a mietere vittime innocenti”.

“Questa vicenda conferma, semmai ce ne fosse bisogno, l’urgenza di inserire immediatamente i reati ambientali nel codice penale, adottando la legge approvata a larga maggioranza dalla Camera dei deputati a fine febbraio scorso e ferma da allora nella commissioni ambiente e giustizia del Senato” – ha concluso. Se il reato verrà prescritto e non si interverrà per fare giustizia, nessuno pagherà per il disastro Eternit, con il rischio che vittime e familiari vengano completamente dimenticati.

Marta Albè

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