Esplode un’altra piattaforma. Nel Golfo del Messico torna l’ombra della marea nera

Pensavamo fosse finita o quasi. E invece, mentre si cerca di tamponare i danni ambientali causati dall’incidente della piattaforma della BP, ecco che nel Golfo del Messico si affaccia un nuovo incubo, causato ieri pomeriggio (ore 15.30 italiane) dall’esplosione di una nuova piattaforma, la Vermilion Bay, appartenente alla Mariner Energy. Proprio li, a largo della Louisiana.

Pensavamo fosse finita o quasi. E invece, mentre si cerca di tamponare i danni ambientali causati dall’incidente della piattaforma della BP, ecco che nel Golfo del Messico si affaccia un nuovo incubo, causato ieri pomeriggio (ore 15.30 italiane) dall’esplosione di una nuova piattaforma, la Vermilion Bay, appartenente alla Mariner Energy. Proprio li, a largo della Louisiana.

Le prime notizie dagli USA escludevano la fuoriuscita di petrolio, ma sembra che dopo la deflagrazione il greggio sia invece uscito formando una striscia larga trenta metri e lunga un chilometro, anche se, stando agli gli ultimi dati, sembrerebbe che dopo le fiamme causate dall’esplosione, il dramma peggiore sia scongiurato.

La Guardia costiera locale ha tentato di rassicurare la popolazione – già fortemente provata dal disastro degli ultimi mesi – affermando che le fiamme sono state domate e il petrolio tenuto a bada:L’incendio è stato spento, gli elicotteri della Guardia Costiera sono sul posto e le navi nell’area non hanno segnalato alcuna perdita visibile in mare – ha detto il capitano Peter Toredsson – Non ci sono tracce di fughe di petrolio, ma continuiamo le nostre verifiche e sorvegliamo la situazione per essere certi che non cambi nulla”, ha rassicurato.

Lavoriamo con la Guardia costiera per essere sicuri che le attività sulla piattaforma siano effettivamente sospese e che non si riversi nulla in mare”, ha fatto sapere Bobby Jindal, governatore della Louisiana.
Per fortuna, la piattaforma della Mariner Energy estrae in acque basse, quindi l’impianto si trova ad una profondità ridotta (105 metri) rispetto alla Deepwater Horizon della BP, quindi qualsiasi operazione di contenimento sarebbe comunque più semplice e immediata.
Intanto il governo americano segue da vicino la vicenda “continuiamo a raccogliere informazioni. Abbiamo mezzi di soccorso pronti a intervenire nel caso di contaminazione del mare”, ha fatto sapere Robert Gibb, portavoce della Casa Bianca.

Non resta quindi che attendere notizie più attendibili sulla vicenda, che sicuramente arriveranno da un intervento di Greenpeace che proprio in questi giorni sta monitorando a bordo della Artic Sunrise le acque del Golfo del Messico per valutare l’impatto di quello che può considerarsi il più grave disastro petrolifero di tutti i tempi.

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