Sono 13 i morti confermati in seguito all'eruzione del vulcano più attivo del Paese, la cui esplosione ha fatto una strage.
Sale a 14 il bilancio dei morti accertati sulla White Island, l’isola neozelandese che ospita Maha Whakaari, il vulcano più attivo del Paese, la cui esplosione ha fatto strage ieri. Non ci sono speranze nemmeno per i dispersi: la polizia ha annunciato che non ci sono segni di vita sull’isola. Al momento dell’esplosione sul luogo c’erano quasi una cinquantina persone, alcune di queste evacuate e ora ricoverate con gravi ustioni.
Sono incredibili le immagini filmate da Michael Schade, uno dei turisti che è riuscito a salvarsi pochissimi minuti prima del dramma. Il video mostra l’isola totalmente circondata dal fumo e dalla cenere, una colonna alta 3,6 chilometri. Scrive il ragazzo:
“Io e la mia famiglia siamo partiti dall’isola 20 minuti prima, stavamo aspettando la nostra imbarcazione quando lo abbiamo visto”.
My god, White Island volcano in New Zealand erupted today for first time since 2001. My family and I had gotten off it 20 minutes before, were waiting at our boat about to leave when we saw it. Boat ride home tending to people our boat rescued was indescribable. #whiteisland pic.twitter.com/QJwWi12Tvt
— Michael Schade (@sch) December 9, 2019
Eppure di avvisaglie ce ne erano state. Geonet, l’agenzia geologica nazionale, aveva alzato il livello di allerta per la White Island e la scorsa settimana ne aveva persino certificato l’avvio di una nuova fase eruttiva. Tuttavia, nonostante le allerte, i tour operator, che consentono a 10mila persone l’anno di visitare il vulcano, hanno deciso di non sospendere le visite del Maha Whakaari.
Mentre la Nuova Zelanda è ancora scossa per quanto accaduto e il vulcano sta ancora producendo gas e ceneri pericolosi, i servizi di emergenza non sono ancora in grado di mettere piede sull’isola per valutare completamente i danni causati dalla recente esplosione.
Secondo Skynews le autorità infatti hanno avvertito che nelle prossime 24 ore esiste un possibilità del 50% che si verifichi un’altra eruzione, un rischio troppo grande perché si possano proseguire le ricerche.
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