Quella che abbiamo visto il 5 novembre era davvero l’aurora boreale? La spiegazione degli esperti

Tutti noi pensavamo che si trattasse di aurora boreale e invece una piccola delusione: il fenomeno che si è verificato è il SAR, originato per via dell’emissione di energia termica nell’alta atmosfera dalla struttura

La sera del 5 novembre 2023 uno spettacolo ha incantato tutti noi, tra i fortunati che sono riusciti ad assistervi e chi è rimasto estasiato dalle foto postate sui social e dalle varie webcam sparse in giro per l’Italia e per molti altri Paesi europei.

Stiamo parlando dell’aurora boreale, visibile a latitudini ben differenti rispetto a quelle a cui siamo abituati. Ma siamo sicuri che si sia trattato davvero di aurora boreale come quella che riempie i cieli dei Paesi scandinavi? No, non lo siamo per nulla.

Secondo alcuni studiosi e astronomi tra cui Gianluca Masi che ha espresso le sue perplessità tramite un post su Facebook, infatti, questi archi di luce rossa non erano collegati all’aurora boreale, ma erano il risultato di un fenomeno diverso chiamato SAR (Stable Auroral Red arc, Archi rossi aurorali stabili).

Cos’è un SAR e perché si forma

Il SAR è volgarmente un segno di energia termica dispersa nell’atmosfera superiore dal sistema di correnti ad anello della Terra. Questo si sarebbe originato per via dell’emissione di energia termica nell’alta atmosfera dalla struttura corrispondente alla “Earth’s Ring Current”, a forma di ciambella e che trasporta milioni di ampere intorno al nostro Pianeta.

I SAR sono stati scoperti nel 1956 e sono pressoché monocromatici. Il loro colore è appunto il rosso, quel rosso di cui si sono tinti i cieli da nord a sud Italia. Ciò è dovuto alla presenza di ossigeno atomico nell’alta atmosfera.

Molti non se ne sono resi conto perché i SAR sono difficili da vedere ad occhio nudo a causa della modesta sensibilità della retina a quelle lunghezze d’onda. È invece più semplice catturarli grazie alle fotocamere come abbiamo visto dalle centinaia di foto.

L’evento del 5 novembre è stato globale, registrando l’attività SAR dall’Italia alla Nuova Zelanda. Questi archi, insieme ad altri fenomeni ottici legati alle tempeste geomagnetiche, si manifestano soprattutto durante il picco massimo del ciclo undecennale dell’attività magnetica del Sole, stimato ora entro la fine del 2024.

Insomma, vi stiamo dando una piccola delusione, ma ciò di cui siamo stati protagonisti è pur sempre uno spettacolo della Natura che ci ha fatto tornare tutti un po’ bambini e per questo dobbiamo comunque esserne grati.

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