È ormai sotto gli occhi di tutti quanto il nostro Paese e l’Europa in generale sia dipendente da altre Nazioni per le fonti di energia. Sì, perché cerchiamo sempre quelle fossili che non abbiamo nei nostri sottosuoli e che gli scienziati chiamano da sempre ‘non rinnovabili’ perché, appunto, finiranno (e già scarseggiano). La guerra in Ucraina è a causa loro, come sostiene Svitlana Krakovska, la principale scienziata del clima ucraina
All’origine della guerra in Ucraina c’è la crisi climatica e la nostra corsa ad accaparrarci quello che resta delle fonti fossili, inquinanti, obsolete, che scarseggiano e che comunque hanno una distribuzione disomogenea sul Pianeta (come molte altre materie prime). Svitlana Krakovska, la principale scienziata ucraina del clima definisce la tragedia una “guerra dei combustibili fossili”.
L’esperta ha contribuito all’ultimo rapporto dell’IPCC che ha evidenziato la catastrofe umana, economica e geopolitica dei combustibili fossili. In base al documento, infatti, circa la metà della popolazione mondiale è ora estremamente vulnerabile ai disastri derivanti da queste fonti di energia, con la potenza militare russa sostenuta dalla ricchezza ottenuta grazie alle vaste riserve di petrolio e gas del Paese.
Ho iniziato a pensare ai parallelismi tra il cambiamento climatico e questa guerra – riferisce a The Guardian la Krakovska – ed è chiaro che le radici di entrambe queste minacce per l’umanità si trovano nei combustibili fossili. La combustione di petrolio, gas e carbone sta causando riscaldamento e impatti a cui dobbiamo adattarci. E la Russia vende queste risorse e usa i soldi per comprare armi. Altri Paesi dipendono da questi, non se ne liberano. Questa è una guerra dei combustibili fossili. È chiaro che non possiamo continuare a vivere in questo modo, distruggerà la nostra civiltà
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Non c’è più tempo. Il rapporto evidenza come i rischi della crisi climatica si manifesteranno più velocemente e diventeranno probabilmente più gravi prima del previsto.
L’evidenza scientifica è inequivocabile: i cambiamenti climatici sono una minaccia al benessere delle persone e alla salute del pianeta – tuona Hans-Otto Pörtner, copresidente del gruppo di lavoro II dell’IPCC – Ogni ulteriore ritardo nell’azione concertata a livello globale farà perdere quella breve finestra temporale, che si sta rapidamente chiudendo, per garantire un futuro vivibile
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Il conflitto in Ucraina ha indotto i governi occidentali a tentare frettolosamente di districarsi dalla dipendenza dal petrolio e dal gas russi. L’UE, che ottiene circa il 40% della sua fornitura di gas dalla Russia, sta lavorando a un piano per aumentare rapidamente le energie rinnovabili, rafforzare le misure di efficienza energetica e costruire terminali di gas naturale liquefatto per ricevere gas da altri Paesi.
Ma a breve termine, purtroppo, la soluzione non c’è se non quella di continuare a “grattare” i combustibili fossili, con ripercussioni sulla crisi climatica. E il cerchio non si chiude, si stringe. Attorno a noi.
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Fonte: The Guardian
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