Trasformare la CO2 in benzina: ci pensano dei batteri ingegnerizzati

Trasformare l'anidride carbonica in benzina, grazie ai batteri modificati geneticamente. Ci sono riusciti i ricercatori dell'Università della California che, guidati dal ricercatore Han Li, hanno descritto il loro studio "Integrated Electromicrobial Conversion of CO2 to Higher Alcohols" in una breve comunicazione sulla rivista Science.

Trasformare l’anidride carbonica in benzina, grazie ai batteri modificati geneticamente. Ci sono riusciti i ricercatori dell’Università della California che, guidati dal ricercatore Han Li, hanno descritto il loro studio “Integrated Electromicrobial Conversion of CO2 to Higher Alcohols” in una breve comunicazione sulla rivista Science.

I batteri del genere Ralstonia eutropha, conosciuti per la loro capacità di utilizzare idrogeno e sostanze organiche come fonte di energia, sono stati infatti modificati geneticamente e messi in una soluzione con CO2 ed elettricità. facendo in modo che i sottoprodotti del loro metabolismo siano isobutanolo e metil butanolo, due alcol complessi che possono essere usati nei motori a scoppio come carburante. Una volta messi in una soluzione con CO2 e elettricità, i microrganismi si sono dimostrati in grado di trasformare l’anidride carbonica in quantità elevate di questi prodotti.

Una delle sfide più importanti nell’utilizzo di energia elettrica –spiegano i ricercatori- è migliorare l’efficienza nella sua memoria. I metodi attuali, come i batteri chimici, la divisione di pompaggio idraulico, soffrono della bassa densità energetica e dell’incompatibilità con l’infrastruttura attuale di trasporto. Qui riportiamo un metodo per immagazzinare energia elettrica in energia chimica come alcoli superiori, che possono essere utilizzati come combustibili liquidi trasporto. Abbiamo modificato geneticamente un microrganismo litoautofico, il Ralstonia eutropha H16, per produrre isobutanolo e metil butanolo“, trasformandolo in un elettro-bioreattore, utilizzando la CO 2 e l’energia elettrica.

batteri CO<sub>2</sub>

Foto: Ansa.it

Il sistema è stato studiato per essere accoppiato alle fonti di energia rinnovabili, eolico e fotovoltaico, che nei momenti di picco hanno una produzione maggiore rispetto al fabbisogno – spiegano gli autori – l’energia in eccesso può essere quindi conservata sotto forma di questi carburanti“.

Roberta Ragni

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