I combustibili fossili non sono eterni, ma quando finiranno davvero? Sono diversi gli studi che hanno provato a calcolare quanto tempo passerà davvero prima di non avere più petrolio, gas e carbone e non tutti concordano. Ma una cosa è certa: finché li useremo continueremo a distruggere il nostro Pianeta
50 anni? Forse 100? O di più? Sono tanti diversi gli studi che hanno provato a calcolare tra quanto tempo esauriremo i combustibili fossili. Non tutti concordano su queste previsioni ma due cose sono certe: petrolio, gas e carbone non sono eterni e finché li useremo continueremo a distruggere il nostro Pianeta.
Già negli anni ’50 qualcuno iniziava a dire che questa corsa ai combustibili fossili non poteva che finire male, visto il loro quantitativo destinato ad esaurirsi. In particolare il geologo M. King Hubbert predisse una scarsità di combustibili fossili che avrebbe seriamente danneggiato le economie di tutto il mondo.
Passata alla storia come la ‘Teoria del picco del petrolio’, la previsione sosteneva che la produzione di petrolio, in quanto risorsa finita, avrebbe appunto raggiunto un picco, dopo il quale avrebbe iniziato a diminuire fino ad esaurirsi.
Ma quando? Secondo alcuni scienziati siamo già abbondantemente nella “fase calante” della curva e quindi il tempo a disposizione sta davvero per finire. Secondo le stime del World Energy Outlook 2015 dell’Agenzia internazionale per l’energia (IEA), agli attuali tassi di produzione, il petrolio si esaurirà in 53 anni, il gas naturale in 54 anni e il carbone in 110.
Questa previsione si basa però sul presupposto che i combustibili fossili costituiranno il 59% della domanda totale di energia primaria nel 2040, nonostante le aggressive politiche di azione per il clima.
In altre parole, nonostante tutto quello che gli scienziati continuano a gridare, l’ipotesi (tristemente ragionevole visto quanto accade nel mondo) sostiene che i Paesi continueranno, di fatto imperterriti, a investire nelle risorse più inquinanti e dannose per il Pianeta Terra, incuranti anche della loro stessa esauribilità.
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Naturalmente su queste date non c’è accordo complessivo e in realtà alcune analisi suggeriscono che le riserve di combustibili fossili stiano aumentando. E il motivo, apparentemente assurdo sotto tutti punti di vista, risiede proprio negli investimenti che ancora sono riservati a queste fonti di energia.
I governi di tutto il mondo, infatti, continuano a finanziare le ricerche di giacimenti fossili, nonché tecnologie per la loro estrazione, portando alla paradossale tendenza a volte addirittura in aumento della loro disponibilità.
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Ma non possiamo andare avanti così, il Pianeta grida aiuto da tempo. Secondo uno studio del 2021 (aggiornato a gennaio 2022) condotto dai ricercatori dell’University College London, circa il 60% del petrolio e del gas metano fossile e il 90% del carbone devono rimanere non estratti e la produzione di petrolio e gas deve diminuire a livello globale del 3% ogni anno fino al 2050 per mantenere un bilancio di carbonio di 1,5 °C.
E no, le stime non sono catastrofiste, anzi.
Sottolineiamo che le nostre stime delle riserve non estraibili e dei tassi di declino della produzione sono probabilmente sottostimate, dato che utilizziamo un bilancio del carbonio coerente con solo una probabilità del 50% di raggiungere 1,5°C e l’enorme incertezza sull’implementazione di tecnologie a emissioni negative
In altre parole, le percentuali sono calcolate con un discreto ottimismo, nonostante la realtà ci dimostri una scarsa volontà politica a livello globale di cambiare la direzione.
[…] supponendo che sia presente la volontà politica di adempiere agli impegni presi a Parigi, le riduzioni dei combustibili fossili suggerite nel nostro lavoro sono del tutto fattibili
Volere è potere.
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Fonti: International Energy Agency / University College London
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