In Nepal, nelle zone colpite dal terremoto manca tutto: rifugio, cibo, acqua, luce, elettricità. Prestare soccorso senza luce è praticamente impossibile. Anche negli ospedali di notte si lavora all'apereto per vedere un po' di più. Ma grazie al fotovoltaico e alle luci solari il Nepal può sperare nei soccorsi e nella ricostruzione.
In Nepal, nelle zone colpite dal terremoto manca tutto: rifugio, cibo, acqua, luce, elettricità. Prestare soccorso senza luce è praticamente impossibile. Anche negli ospedali di notte si lavora all’apereto per vedere un po’ di più. Ma grazie al fotovoltaico e alle luci solari il Nepal può sperare nei soccorsi e nella ricostruzione.
È appena trascorsa un’altra notte all’aperto per centinaia di migliaia di persone a Kathmandu e nelle località della Valley, dove la terra continua a tremare. Dopo due settimane il rombo cupo del terremoto è tornato a seminare paura tra le migliaia di persone che, dopo il 25 aprile, hanno trovato rifugio in tende e alloggi di fortuna.
La scossa del 12 maggio ha causato 65 vittime in Nepal, 17 in India e oltre 2000 feriti, ma in molte aree si scava ancora sotto le macerie. Molte case già danneggiate sono collassate su se stesse e si teme che lo sciame sismico possa continuare, provocando ulteriori danni. Si aggiungono così nuovi sfollati temporanei ai 2,5 milioni causati dal terremoto del 25 aprile.
Ma, al di là dei problemi della capitale, dove la densità di popolazione è molto elevata e il concentramento di sfollati è più evidente, preoccupano le condizioni delle aree di montagna più colpite, alcune delle quali ancora isolate o difficili da raggiungere. La situazione umanitaria nel paese, già molto compromessa, è purtroppo destinata a peggiorare, non solo per i danni che lo sciame sismico può causare ma anche per le conseguenze psicologiche e la reiterazione dei traumi nella popolazione già duramente colpita. spiega Agire.
Alle 530 mila case distrutte o gravemente danneggiate, ai 587 centri di salute inagibili, alle oltre 1300 scuole fuori uso, si dovranno aggiungere altri numeri. Cresceranno le vittime (già oltre 8000), i feriti (più di 14 mila) e i rischi di epidemie. Nelle zone colpite dal terremoto manca tutto: rifugio, cibo, acqua, luce, elettricità. E prestare soccorso senza luce è praticamente impossibile.
Avishek Malla conosce bene l’importanza di portare la luce alle comunità bisognose. È il direttore di SunFarmer, un’organizzazione no-profit che fornisce energia solare e batterie agli ospedali e alle scuole nei paesi in via di sviluppo, illuminando gli spazi per soddisfare i bisogni fondamentali dell’uomo.
Ora Malla sta cercando di collaborare con le organizzazioni non governative per contribuire a portare depuratori d’acqua solari e piccoli sistemi a energia solare, di meno di 200 watt, nei villaggi nepalesi più colpiti dal terremoto.
E poi c’è Sandeep Giri, CEO di Gham power, attiva da diversi anni nel settore fotovoltaico. Molti dei suoi collaboratori ancora sentono tremare il terreno sotto di loro. Hanno paura a rientrare nelle loro case, se sono fortunati ad averle ancora. Giri, che è nato e cresciuto in Nepal, sta cercando di distribuire sistemi fotovoltaici per aiutare a portare la luce e l’elettricità necessaria e vitale almeno per ricaricare i telefonini. Ma vuole fare di più.
“Da un punto di vista pratico, una volta soddisfatte le esigenze di base come cure mediche, cibo, acqua, riparo, nessuno vuole stare al buio, è spaventoso, non ti senti al sicuro ed è molto difficile ottenere o prestare soccorso senza luce. In secondo luogo, il primo istinto è sempre quello di raggiungere i propri cari per controllare se stanno bene, o far sapere loro che stai bene. Ma i cellulari sono scarichi e non c’è nessun posto per caricarli”, spiega Sandeep Giri.
Grazie al fotovoltaico anche il Nepal potrebbe presto rivedere la luce.
Roberta Ragni
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