Ancora oggi in uso, vennero progettate per riscaldare in presenza delle finestre aperte durante l'influenza spagnola
L’età e la scarsa manutenzione hanno dato ai vecchi radiatori una cattiva reputazione. Ma quando sono stati installati per la prima volta, i sistemi di riscaldamento a vapore hanno rappresentato un potente strumento per combattere le malattie infettive negli Usa.
La battaglia contro gli agenti patogeni ha cambiato non solo le nostre vite, nel corso dell’ultimo secolo, ma anche le nostre abitazioni. Voliamo a New York dove, durante i primi decenni del ‘900, i rumorosi radiatori che riscaldavano gli appartamenti col vapore furono il risultato diretto delle teorie sul controllo delle infezioni sviluppate durante la grande pandemia globale del 1918 e del 1919: la Spagnola.
L’influenza, che solo a New York City provocò 20.000 morti “ha cambiato il riscaldamento una volta per tutte” secondo Dan Holohan, scrittore, consulente e ricercatore in pensione con una vasta conoscenza dei sistemi di riscaldamento e del riscaldamento a vapore.
Riscaldamenti accesi e finestre aperte
Da allora, gli studi su come combattere le malattie trasmesse dall’aria hanno influenzato i sistemi di riscaldamento e hanno spinto gli ingegneri a progettare quelli a vapore ancora oggi in uso.
All’epoca, i funzionari sanitari ritenevano, non a torto, che l’aria fresca avrebbe scongiurato le malattie trasmesse dall’aria. Oggi, come allora, molte attività vennero spostate dai luoghi chiusi all’aperto, dalle scuole alle aule dei tribunali. Secondo la ricerca di Holohan, il Board of Health di New York City ordinò che le finestre rimanessero aperte per fornire ventilazione, anche quando faceva freddo. In risposta, gli ingegneri hanno iniziato a ideare sistemi di riscaldamento pensando a questo caso d’uso estremo. Il riscaldamento a vapore e i radiatori sono stati progettati per riscaldare gli edifici nel giorno più freddo dell’anno con tutte le finestre aperte.
I libri di ingegneria degli anni ’20 menzionavano spesso questa necessità di progettare sistemi di riscaldamento, in particolare caldaie e radiatori, per funzionare con tutte le finestre aperte, un requisito del “movimento di aria fresca”, afferma Holohan. Si riteneva infatti che le stanze con finestre chiuse e senza un frequente ricambio d’aria avrebbero facilitato la trasmissione delle malattie. La teoria ha avuto origine prima della moderna teoria dei germi, in un momento in cui la tubercolosi era una significativa minaccia per la salute.
Un fautore e precuorsore di questa idea fu Lewis Leeds, un ispettore sanitario che operava negli ospedali da campo dell’esercito, che giunse alla conclusione che l’aria “viziata” fosse la causa di molte malattie. A suo avviso, il “respiro esaurito” degli occupanti di case scarsamente ventilate ha contribuito al 40% dei decessi nel paese:
“Il respiro dell’uomo è il suo più grande nemico” diceva spesso. L’uomo dedicò la sua vita a sostenere la causa ma anche a progettare sistemi di ventilazione per edifici, scrivendo un libro nel 1869, Leeds on Ventilation.
Queste idee sarebbero state accettate più formalmente da architetti e ingegneri durante gli inizi del XX secolo. Il New York State Tenement House Act del 1901 imponeva che ogni stanza avesse una finestra esterna. Il commissario per la salute di New York City, Royal Copeland propose addirittura di ridisegnare la Camera del Senato per far fronte all’aria mortale e viziata. Così, quando l’influenza spagnola si diffuse, tali teorie si erano affermate a tal punto da influenzare i progetti di costruzione. Avere robuste caldaie a vapore in grado di mantenere confortevoli appartamenti e abitazioni con le finestre aperte è diventato uno standard a New York City, così come in altre città americane caratterizzate da climi freddi, come Detroit, Chicago, Denver, Boston e Philadelphia. La New York Steam Company iniziò nel 1882 ad offrire i suoi servizi a Manhattan da stazioni situate nel sottosuolo ed è tuttora un comune sistema di riscaldamento al punto da dar vita una delle immagini più icnoche della città: le nuvole di vapore che escono dalle fognature.
Quasi il 75% della metratura esistente di Manhattan è stata costruita tra il 1900 e il 1930. E poiché i sistemi di riscaldamento a vapore sono incredibilmente durevoli, sono stati usati per generazioni.
Circa l’80% degli edifici residenziali a New York è ancora riscaldato dal vapore ma è cambiata l’alimentazione. Ciò sta rendendo più difficile la sfida di raggiungere gli obiettivi ambientali visto che nel frattempo è stata cambiata anche la loro alimentazion.
Secondo John Mandyck, CEO dell’Urban Green Council, il 70% delle emissioni climatiche a New York City sono generate dagli edifici, con la quota maggiore dai combustibili fossili utilizzati per il calore e l’acqua calda in grandi abitazioni multifamiliari.
I vecchi radiatori hanno dunque una cattiva reputazione ora, ma Holohan osserva che le inefficienze possono essere ricondotte a una scarsa manutenzione.
Rimane il fatto che tali dispositivi, ancora molto diffusi, siano l’ultima traccia di quella pandemia, dimenticata fino all’arrivo del covid-19.
Fonti di riferimento: Bloomberg, ElPais
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