Il termodinamico è risorto! Al via due nuovi progetti di solare a concentrazione in Sicilia

Il solare termodinamico era morto ma ora sta tornando a nuova vita nel nostro paese, risorgendo letteralmente dalle sue ceneri

Il solare termodinamico era morto ma ora sta tornando a nuova vita nel nostro paese, risorgendo letteralmente dalle sue ceneri. Ad annunciarlo è l’Enea che ha stretto una nuova alleanza con l’industria italiana, grazie alla quale in Sicilia nasceranno due nuovi progetti.

Lo avevamo dato ufficialmente per spacciato all’inizio di quest’anno, quando anche l’Anest, l’associazione imprenditoriale di categoria, si era sciolta. Avevamo detto addio a una straordinaria tecnologia tutta italiana che ci avrebbe fornito energia pulita e sicura. All’estero è un settore in espansione ma nel nostro Paese le radici erano state tranciate.

L’ennesima occasione persa per creare occupazione, energia e benessere? No, visto che il futuro del solare termodinamico in Italia sembra stia ripartendo e lo sta facendo dalla regione che ha ospitato Archimede, inventore degli specchi ustori, capaci di concentrare i raggi paralleli provenienti dal Sole in un punto, detto fuoco dello specchio.

Cosa significa solare termodinamico?

Questa tecnologia è stata sviluppata in Italia dall’Enea a partire dal 2000 con il progetto Archimede, guidato dal premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia. Grazie a speciali specchi si concentra il calore del sole in un punto preciso, sfruttandone al meglio l’energia. Noto anche come CSP – Concentrating Solar Power, il s0lare termodinamico converte la radiazione solare in energia termica, attraverso un concentratore formato da superfici riflettenti che focalizzano i raggi solari su un tubo ricevitore altamente assorbente. L’insieme di concentratore e ricevitore prende il nome di collettore solare. Vi è infine la presenza di un sistema di movimentazione del collettore, che permette un costante inseguimento del sole.

Il solare termodinamico rinasce in Sicilia: due nuovi impianti

Ed è così che grazie all’alleanza tra ENEA e l’industria italiana, a breve sarà inaugurato a Partanna, in provincia di Trapani, il primo impianto realizzato in Italia che integra solare a concentrazione con il fotovoltaico. Non sarà l’unico: è già in cantiere un altro impianto che verrà realizzato ancora nel trapanese, nella Piana di Misiliscemi. Nei due progetti Enea si occuperà della supervisione tecnica mentre le aziende italiane SOL.IN.PAR. srl e Stromboli Solar srl sono i committenti e FATA spa del gruppo Danieli costruisce gli impianti.

“Questi due progetti dimostrano che in Italia esiste una realtà industriale che sta investendo sulla tecnologia del solare termodinamico con iniziative concrete nonostante i vincoli burocratici e normativi”, ha detto  Giorgio Graditi, direttore del Dipartimento Tecnologie Energetiche e Fonti Rinnovabili di ENEA. “In questi due impianti ENEA è stata coinvolta per svolgere diverse attività, dalla supervisione della progettazione, della realizzazione e dell’avviamento, alla verifica delle performance, fino all’integrazione dell’impianto solare a concentrazione con la tecnologia fotovoltaica”.

L’impianto di Partanna ha una potenza installata di 4,26 MWe sarà in grado di produrre energia elettrica per oltre 1.400 famiglie riuscendo a soddisfare il fabbisogno del 30% della popolazione del comune. Esso ricopre un’area di 83 mila mq, circa 10 campi da calcio, dove sono installati 126 collettori solari lineari.

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©Enea

Come funziona

Per produrre energia questi ultimi, come anticipato, focalizzano i raggi solari su un tubo ricevitore, al cui interno scorre una miscela di sali fusi (principalmente nitrati di potassio e di sodio) a basso costo, non infiammabili, innocui per l’ambiente (in caso di perdite del circuito, di facile rimozione perché solidificano rapidamente), usata sia come fluido termovettore, sia come mezzo di accumulo di energia termica a una temperatura stabile di circa 550° C. Il fluido riscaldato nel ricevitore solare si accumula nel serbatoio caldo, poi entra nel generatore di vapore dove cede la sua energia e si scarica nel serbatoio freddo e da qui ritorna al ricevitore solare. Il vapore prodotto viene infine inviato a un gruppo di generazione, turbina a vapore/alternatore, di potenza pari a 4,26 MWe.

“Prevediamo di raggiungere una capacità di accumulo di energia termica pari a 180MWht, che equivalgono a circa 15 ore di funzionamento dell’impianto a pieno carico, anche in assenza della radiazione solare”, spiega Graditi.

Già. Grazie all’integrazione di sistemi di accumulo si avrà la possibilità di avere tale forma di energia termica, poi convertibile in elettrica e, quindi, di programmare la produzione per soddisfare la domanda di energia. In questo modo è possibile disaccoppiare la raccolta dell’energia solare – che dipende dal ciclo giorno-notte e dalle condizioni meteo – dalla produzione di elettricità, legata invece alla richiesta da parte degli utilizzatori.

Non solo in Sicilia

Oltre ai due impianti in Sicilia, in Italia sono in atto altre iniziative nel settore del solare termodinamico: a partire dal 2019, questa tecnologia è stata inserita all’interno della Ricerca di Sistema Elettrico, il programma triennale di ricerca sulle nuove tecnologie energetiche finanziato del Ministero dello Sviluppo Economico. Enea ha già presentato un piano triennale di ricerca sui principali componenti degli impianti solari a concentrazione, che prevede lo studio di nuovi fluidi termovettori, lo sviluppo di materiali innovativi  per tubi ricevitori e la realizzazione di sistemi di accumulo termico avanzati.

Inoltre, entro il 2021 sarà realizzata presso il Centro Ricerche ENEA Casaccia di Roma una piattaforma sperimentale per lo studio e la fornitura di calore industriale a media e alta temperatura:

“In questo settore la competizione con le altre tecnologie energetiche rinnovabili è meno forte e vengono ampliate significativamente le applicazioni che permetterebbero di innescare il circuito virtuoso dell’economia di scala, anche nel breve-medio periodo”, prosegue Graditi.

Il calore a media/alta temperatura infatti potrebbe essere utilizzato dall’industria farmaceutica, alimentare e tessile, ma anche per produrre combustibili ‘green’ e idrogeno da biomasse e acqua (elettrolisi).

“Il consumo energetico dell’industria rappresenta circa il 32% di tutta l’energia globalmente richiesta e, di questa quota, solo il 26% è attribuibile ai consumi elettrici, mentre il restante 74% è riferibile a consumi di energia termica, che potrebbero essere soddisfatti da impianti solari a concentrazione integrati nel processo industriale”-

Ottime notizie dunque, anche alla luce del fatto che per i prossimi decenni l’International Energy Agency ha previsto un incremento della quota di energia prodotta da solare termodinamico, che dovrebbe coprire oltre il 10% del fabbisogno globale di energia primaria al 2050. Nel mondo, la Spagna e gli Stati Uniti guidano la classifica con la maggiore potenza installata e in esercizio, rispettivamente con 2,3 GW e 1,8 GW; seguono Cina, Marocco e Sud Africa. Un’ulteriore spinta allo sviluppo di questa tecnologia viene anche da Emirati Arabi Uniti e India, con nuovi impianti in costruzione da 700 MW e 290 MW.

L’Italia torna dunque a credere in un settore in cui vantava l’eccellenza. Nel nostro paese gli impianti di grande taglia (superiori a 20-50 MW) però sono di difficile realizzazione a causa di condizioni geografiche specifiche e di vincoli autorizzativi ma far ripartire il solare termodinamico è comunque un’ottima notizia.

Fonti di riferimento: Enea

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