Tassonomia green per nucleare e gas: il sì gioverebbe solo a Francia e Germania

Tra il 6 e il 7 luglio il Parlamento europeo, in sessione plenaria, deciderà se includere definitivamente gas naturale e nucleare nella tassonomia green, da cui derivano investimenti del settore privato. Investimenti che, secondo una riflessione riportata su El Confidential, gioverebbero però solo a Francia e Germania. Ecco perché

Sono mesi e mesi che se ne discute: gas naturale e nucleare meritano di essere inseriti nella tassonomia green dell’Ue? Se sì, le tecnologie attireranno investimenti del settore privato rivolti ad un’economia in linea con gli obiettivi di lotta ai cambiamenti climatici e altre sfide ambientali. Secondo una riflessione riportata su El Confidential, questi investimenti gioverebbero però solo a Francia e Germania che ne hanno bisogno rispettivamente per nucleare e gas.

La Francia, infatti, necessita di miliardi per poter ristrutturare e ammodernare i suoi reattori nucleari, mentre la Germania per poter chiudere i 45 GW di potenza installata nelle centrali termoelettriche. Avere queste tecnologie nella tassonomia green dell’Ue non significa solo “stellette” ma soldi. Tanti.

Secondo le previsioni dell’agenzia Moody’s, infatti, nel 2022 l’investimento in obbligazioni sostenibili raggiungerà i 1.350 miliardi di dollari, sufficienti a coprire il bilancio generale dello Stato per tre anni, rappresentando un mercato cresciuto del 64% lo scorso anno e che, secondo la stessa agenzia, ha ancora margini di crescita.

L’iter della tassonomia green 2022

I deputati del Parlamento europeo decideranno se porre il veto al piano della Commissione di includere alcune attività nucleari e relative al gas naturale nell’elenco delle attività economiche sostenibili dal punto di vista ambientale, la cosiddetta tassonomia green. Il dibattito si svolgerà in particolare martedì 6 luglio, mentre la votazione mercoledì 7.

Si tenga presente che un primo voto contrario era stato già incassato a giugno, ma ora serve la maggioranza assoluta del Parlamento.

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La Commissione ha adottato la tassonomia il 9 marzo 2022, ma il Parlamento e il Consiglio Ue hanno tempo fino all’11 luglio 2022 per decidere se porre il veto alla proposta della Commissione.

Lo scorso 14 giugno, inoltre, i deputati dell’Economic and Monetary Affairs Committee e dell’Environment, Public Health and Food Safety Committee hanno presentato un’obiezione a tale proposta. Se la maggioranza assoluta al Parlamento europeo (353 eurodeputati) farà lo stesso, la Commissione dovrà ritirarla o modificarla.

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Un sì che gioverebbe solo a Francia e Germania

[…] Andrebbero miliardi di euro per continuare a finanziare i combustibili fossili in Germania o l’energia nucleare in Francia – scrive El Confidential – Questa incredibile crescita è stata la motivazione dell’Unione Europea per creare uno strumento che, sulla base delle conoscenze scientifiche, determina quali obbligazioni sono realmente verde e quali no

La Francia ha bisogno di miliardi per poter ammodernare i suoi reattori nucleari, mentre la Germania per chiudere i 45 GW di potenza installata negli impianti termoelettrici che utilizzano come combustibile gas fossile.

Non c’è altro modo per spiegare la coincidenza che la proposta mostra in piena aderenza alle caratteristiche dei reattori nucleari francesi e delle centrali termiche tedesche – tuona il portale spagnolo – quasi escludendo possibili investimenti dal resto dei Paesi membri, che a malapena riceverebbero un 3% di investimenti verdi

C’è da dire che tra le caratteristiche richieste per poter essere considerato green il nucleare, impone che il Paese che ospita gli impianti disponga di un deposito di rifiuti altamente radioattivi. Cosa sensata in realtà, che automaticamente esclude dagli investimenti molti Paesi dell’Est come Polonia, Ungheria, Romania, Croazia, Slovacchia, Slovenia.

Ammesso e non concesso che il nucleare sia davvero una tecnologia green, il fatto di pretendere a priori che il Paese abbia già adeguate strutture in realtà non facilita l’applicazione di moderni strumenti su larga scala. Ma, come dice un detto, sembra qualificarsi più come un “Piove sempre sul bagnato”.

Tra l’altro, come fa notare anche lo stesso portale che invita la Spagna a votare NO in massa, non tutta la finanza concorda sull’inserimento di nucleare e gas naturale nella tassonomia green. Ad es. il gruppo Institutional Investors Group on Climate Change (IIGCC), che gestisce oltre 50 miliardi di euro di asset, aveva pubblicato all’inizio dell’anno una lettera aperta con la quale chiedeva l’esclusione del gas, sostenendo che considerare il gas sostenibile minerebbe la credibilità del regolamento.

A questo punto ci domandiamo anche noi quale siano davvero le motivazioni che guidano l’Ue a prendere una decisione quanto meno discutibile. Anche sul piano finanziario nell’equilibrio complessivo dell’Ue stessa.

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Fonti: El Confidencial / European Parliament

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