Il pellet da usare nelle stufe ha visto triplicare il suo prezzo negli ultimi mesi (e non mancano le truffe), tuttavia le stufe godono di bonus e detrazioni e purtroppo il costo del gas metano, così come dell’energia elettrica, non accennano a rientrare nei prezzi pre-guerra in Ucraina. Conviene quindi ancora riscaldarsi con questa biomassa?
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Conviene ancora scaldarsi con le stufe a pellet? È una domanda che in molti si stanno ponendo a causa della crisi energetica ma anche del rialzo dei prezzi di questa biomassa, un tempo con costi molto contenuti, oggi molto meno. In realtà, a causa delle impennate sul metano e sull’energia elettrica ma anche grazie a bonus e detrazioni il vantaggio ancora c’è, anche se meno di prima.
Cos’è il pellet
Il pellet è un combustibile ricavato dal legno vergine, talvolta partendo da scarti di lavorazione, che, come stabilisce la norma UNI CEN/TS 14588, è
“un biocombustibile addensato generalmente in forma cilindrica, di lunghezza casuale tipicamente tra 5mm e 30mm, e con estremità rotte, prodotto da biomassa polverizzata con o senza additivi di pressatura”
Il materiale è poi regolamentato dalla norma UNI EN ISO 17225 per quanto riguarda le specifiche e la classificazione per uso industriale e non.
L’aumento dei prezzi del pellet
A differenza delle classiche stufe a legna, quelle a pellet consumano meno ma, purtroppo, non è più vero che il materiale è molto economico: il prezzo del pellet, infatti, è letteralmente schizzato, a volte fino a triplicare rispetto al passato pre-crisi Ucraina.
Tra i principali fattori di questa dinamica di prezzo possiamo sicuramente citare l’invasione russa in Ucraina, che ha portato ad escludere dal mercato almeno il 10% del materiale complessivamente commercializzato in Italia negli anni precedenti, la competizione delle grandi centrali a biomasse nord-europee che hanno fatto incetta di pellet, a discapito del segmento di prodotto premium comunemente utilizzato per il riscaldamento domestico
ci spiegavano lo scorso mese di luglio gli esperti dell’Associazione Italiana Energie Agroforestali (AIEL)
Leggi anche: Vi spieghiamo perché il prezzo del pellet è schizzato (anche in estate)
I bonus e le detrazioni fiscali a disposizione
Purtroppo non esiste un bonus pellet propriamente detto, ma comunque le stufe possono godere di alcuni incentivi, ovvero:
Ecobonus per le spese sostenute entro dicembre 2022. Chi ricorre a questo incentivo, può ottenere una detrazione pari al 65% (l’importo massimo detraibile di spesa per ciascun immobile è pari a €30.000 euro), naturalmente rispettando i limiti di emissione stabiliti dal Decreto Legislativo 152/2006 e con l’impianto di riscaldamento già presente nell’edificio (il bonus non vale però per le abitazioni in costruzione);
Conto termico gestito dal Gse. Anche in questo modo è possibile avere un rimborso fino al 65% della spesa relativa al montaggio della stufa al pellet, in un’unica rata nel caso in cui l’importo è entro i 5000 euro, mentre in rate annuali con costi superiori (ma solo in caso di sostituzione di un impianto preesistente e non di una nuova installazione);
Bonus ristrutturazione. Con questo incentivo è possibile ottenere detrazione del 50% sull’IRPEF, fino a massimo 96.000 euro di spesa per interventi di riqualificazione edilizia, manutenzione straordinaria e ordinaria, purchè la stufa o il camino a pellet che si acquista abbia un rendimento non inferiore al 70% (la scadenza di questo strumento è stata prorogata fino al 31 dicembre 2024).
Leggi anche: Cos’è davvero il bonus pellet di cui tutti parlano ora che il prezzo del gas è alle stelle
Gli aumenti dei prezzi di metano ed energia elettrica
Di contro, il prezzo del metano non si ferma e ancora meno quello dell’energia elettrica. Come si evince dai grafici dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera) la situazione è davvero fuori controllo ormai, nonostante i tentativi di contenere i costi degli oneri di sistema.
Conviene scaldarsi con il pellet?
In realtà considerato tutto ancora sì (tra l’altro è possibile anche usare altre biomasse più economiche, come il nocciolino di sansa vergine al posto del pellet). Si potrebbe anche arrivare ad un risparmio del 30%, considerato soprattutto la totale incertezza in cui vive il mercato dell’energia elettrica e del gas.
E di certo i risparmi aumentano se accanto al pellet si uniscono anche altre fonti di energia rinnovabile (anche se in questo caso è doveroso considerare gli iniziali costi di investimento, che comunque a loro volta usufruiscono di diverse opzioni di detrazione fiscale).
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Fonti: Arera gas naturale / Arera energia elettrica
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