Il solare termodinamico, tecnologia tutta italiana sviluppata dall'ENEA, utilizza specchi per concentrare il calore solare e produrre energia, garantendo accumulo e continuità, a differenza del fotovoltaico. Tuttavia, in Italia ha incontrato ostacoli normativi e finanziari, limitandone lo sviluppo.
“A volte ritornano” potrebbe essere il titolo della saga dedicata alle vicende del solare termodinamico nel nostro Paese.
Il solare termodinamico (anche detto CSP, Concentrating Solar Power) è una fonte di energia rinnovabile che utilizza specchi (o anche lenti) per concentrare i raggi del sole su tubature contenenti un fluido. Questo fluido, riscaldandosi, genera vapore, che a sua volta fa girare una turbina per produrre elettricità. Uno dei vantaggi immediatamente evidenti rispetto al fotovoltaico è la possibilità di immagazzinare il calore raccolto durante il giorno in serbatoi, consentendo di produrre elettricità anche di notte o quando il sole non splende. Questo rende la tecnologia in grado di garantire una produzione costante di energia.
Si tratta di una tecnologia tutta Made in Italy, sviluppata dall’ENEA agli inizi di questo secolo, che però negli anni non ha trovato sufficienti sostenitori. Dopo un breve periodo di grandi speranze, con l’apertura in Sicilia della centrale solare termodinamico integrato a biomasse, circa quattro anni fa l’ANEST, Associazione nazionale energia solare termodinamica, a ufficializzare il proprio scioglimento
L’Italia, che nel settore termodinamico sviluppa brevetti che il mondo ci invidia, non vuole l’energia solare termodinamica
tuonava Gianluigi Angelantoni, AD di Angelantoni Industrie SpA e allora Presidente dell’Associazione, dichiarando il fallimento italiano sul termosolare, a causa della mancanza di normative necessarie per il suo sviluppo.
Nel frattempo, il solare termodinamico è riemerso nelle pagine del decreto FER 2, pubblicato dal MASE la scorsa estate. Ma quali sono le differenze rispetto al fotovoltaico?
Il solare termodinamico richiede grandi spazi per le centrali, con un’elevata esposizione al sole, e gli investimenti iniziali per l’installazione sono significativi. Tuttavia, come già detto, offre il vantaggio dell’accumulo e della continuità, cosa che il fotovoltaico non può garantire senza batterie.
D’altra parte, il fotovoltaico trasforma direttamente la luce del sole in elettricità, è estremamente versatile e propone numerose soluzioni innovative: è possibile installare pannelli su tetti di case, terreni agricoli o anche su strutture galleggianti, quindi è adatto sia per piccoli impianti domestici che per grandi centrali. È di facile installazione e richiede poca manutenzione, ma il principale svantaggio è che funziona solo quando c’è luce solare diretta.
Come sempre, quando si parla di rinnovabili, non esiste una tecnologia “vincitrice” rispetto a un’altra, ma bisogna considerare le risorse a disposizione. In sintesi, tra solare termodinamico e fotovoltaico, le differenze principali sono che il primo è più adatto a impianti su larga scala in aree ben soleggiate, mentre il secondo si adatta anche a soluzioni residenziali. Cionondimeno, il termodinamico, pur avendo costi di installazione maggiori, ha la possibilità di stoccare calore e offrire quindi continuità nella produzione energetica.
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Fonte: FER
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