La Sharp, leader nella tecnologia digitale applicata all'elettronica, ha annunciato la spedizione di 250 impianti a energia solare, che saranno spediti – grazie alla collaborazione con il Ministero della Difesa giapponese – nelle zone colpite dal terremoto
Dopo aver dimostrato uno spirito patriottico fuori dal comune con una donazioni di 100 milioni di yen (885 mila euro), la Sharp Corporation torna a far parlare di sé. La multinazionale nipponica, leader nella tecnologia digitale applicata all’elettronica, ha infatti annunciato un’altra buona azione in favore delle vittime del terremoto: 250 impianti a energia solare, che saranno spediti – grazie alla collaborazione con il Ministero della Difesa giapponese – nelle zone colpite. Inutile dire che non si tratta di un regalo di consolazione, ma di un aiuto concreto per gli abitanti dell’area Orientale del paese, quella colpita dallo tsunami, ancora alle prese con una ricostruzione tutt’altro che facile.
Gli impianti solari – precisa la Sharp in un comunicato stampa – sono stati “appositamente progettati per le aree colpite dalla catastrofe”. Dotati, nello specifico, di batteria di scorta Shin-Kobe Machinery e di celle solari Sharp, dispongono di una presa multipla CA, che permetterà a uno o più utenti di ricaricare oggetti d’uso quotidiano divenuti indispensabili per comunicare, quali ad esempio il telefonino o il notebook. Scopo principale è quello di fornire una fonte autonoma di energia elettrica, in zone rimaste isolate o difficili da raggiungere a causa delle macerie.
Indispensabile, a questo proposito, l’azione del Ministero della Difesa, che da pochi giorni a questa parte ha organizzato un network di trasporto merci su richiesta delle singole prefetture, così da facilitare il compito di soccorritori e associazioni umanitarie. L’installazione dei 250 impianti dovrebbe essere completata entro oggi i in altrettanti rifugi di emergenza. E che si tratti o meno di una subdola manovra pubblicitaria poco importa: chiamare un proprio caro è forsa la sola consolazione quotidiana di chi, come loro, ha perso tutto.
Roberto Zambon