Senza il gas russo, l’Africa rischia di diventare un colabrodo. Urge fermare le esplorazioni di gas per evitare il disastro climatico (e non solo)

L'Africa deve rinunciare alle esplorazioni di gas per evitare il disastro climatico, avvertono gli esperti. L'appello arriva dopo che l'ex inviato delle Nazioni Unite per il clima aveva piuttosto esortato i paesi africani a sfruttare le loro riserve di gas naturale

L’Africa? Deve trovare soluzioni di energia rinnovabile e rinunciare all’esplorazione dei suoi giacimenti di gas (redditizi per pochi) per evitare il disastro climatico e portare l’accesso all’energia pulita alle centinaia di milioni di persone che ne sono prive. Un appello cui fa eco quello del segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha appena avvertito che la corsa verso i combustibili fossili è “delirante”.

E invece non ascoltano parecchi leader del continente africano, che stanno piuttosto valutando la possibilità di spingere per nuovi investimenti nell’esplorazione, approfittando letteralmente del fatto che i prezzi del gas in tutto il mondo stiano salendo alle stelle. Un’idea che purtroppo ha trovato conforto nelle parole di Mary Robinson, ex presidente dell’Irlanda, commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani e inviata ONU per il clima, che hanno alimentato le polemiche.

La Robinson ha infatti sostenuto che i Paesi africani dovrebbero sfruttare le loro riserve di gas, che dovrebbe essere utilizzato per cucinare in modo pulito e produrre energia per i 600 milioni di persone che non hanno accesso all’elettricità e per i 900 milioni che cucinano con biomassa o olio sporco, piuttosto che essere esportato a scopo di lucro.

Un grosso errore di valutazione secondo Mohamed Adow, il direttore del thinktank Power Shift Africa e vincitore nel 2020 del premio Climate Breakthrough:

Affinché gli africani raggiungano una vita dignitosa, non possiamo fare affidamento sul sistema fallito degli ultimi 200 anni. Dobbiamo scavalcare il nostro modo di pensare e investire in sistemi di energia rinnovabile distribuiti che non avveleneranno i nostri fiumi, non inquineranno la nostra aria, soffocheranno i nostri polmoni e non daranno trarranno profitto solo a pochi, ha detto al Guardian.

Accesso all’energia per tutti, quindi, ma allo stesso tempo la necessità di bloccare la catastrofe climatica per tutti.

Decenni di estrazione di petrolio e gas nel continente hanno alimentato, di fatto, i mercati esteri, mentre qui si inquinava l’acqua e si accendevano violenze su violenze. Basti pensare alla Nigeria, al Delta del Niger o al Mozambico, caratterizzati da inquinamento e da profitto sproporzionato di pochi, mentre la popolazione locale versa nell’assoluta povertà.

È probabile che la questione del gas in Africa si riveli un punto critico al vertice delle Nazioni Unite sul clima COP27 il prossimo novembre in Egitto, anche e soprattutto perché Guterres ha chiarito in un discorso martedì mattina al Vertice mondiale austriaco a Vienna che nessun nuovo combustibile fossile dovrebbe ricevere investimenti.

I nuovi finanziamenti per l’esplorazione e l’infrastruttura di produzione di combustibili fossili sono deliranti. Non farà che alimentare ulteriormente il flagello della guerra, dell’inquinamento e della catastrofe climatica. L’unico vero percorso verso la sicurezza energetica, la stabilità dei prezzi dell’energia elettrica, la prosperità e un pianeta vivibile sta nell’abbandono dei combustibili fossili inquinanti, in particolare il carbone, e nell’accelerazione della transizione energetica basata sulle rinnovabili.

Guterres non ha fatto riferimento all’Africa in modo specifico, ma non ce n’era certo bisogno.

Sono già disponibili opzioni energetiche più economiche, più affidabili e più eque sotto forma di energia eolica e solare. Questo vale per tutte le regioni [del mondo].

(Ri)partire dall’Africa non è così assurdo come in molti vorrebbero farci pensare.

Seguici su Telegram Instagram | Facebook TikTok Youtube

Fonte: The Guardian

Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook