Scacco alle rinnovabili: così la burocrazia sta tenendo in stallo fotovoltaico ed eolico (nonostante le CER e gli oltre 100 impianti già progettati)

L’Italia è in forte ritardo quanto alla diffusione delle rinnovabili: sono più di mille i progetti di grandi impianti in attesa di valutazione e sono 154 le CER realizzate rispetto a un potenziale stimato di 400. I report di Legambiente

Burocrazia tutta italiana, contenziosi, lungaggini autorizzative da parte delle Regioni, di Presidenza del Consiglio e Ministero della Cultura: in Italia la strada è ancora tutta in salita per i grandi impianti a fonti rinnovabili, che ancora devono fare i conti con una normativa troppo vecchia e inadeguata ferma al 2010.

A poche settimane dal Decreto CER, nemmeno per le Comunità Energetiche Rinnovabili ci sono numeri in positivo, con 154 CER realizzate rispetto a un potenziale stimato di 400.

Leggi anche: Comunità energetiche Rinnovabili: ecco gli incentivi e le regole operative per autoprodurre energia condivisa

A fare il punto delle rinnovabili in Italia sono due report che Legambiente ha presentato a Rimini alla fiera K.EY: “Scacco Matto alle rinnovabili 2024” – con dati al 2023 e l’aggiornamento della mappa dei casi simbolo dei blocchi agli impianti – e “Le Comunità energetiche rinnovabili in Italia”, realizzato in collaborazione con il GSE e presentato nell’ambito della campagna “BeCome – dai borghi alle comunità energetiche”, creata da Legambiente in collaborazione con Kyoto Club e AzzeroCO2.

I grandi impianti

Secondo il rapporto, nel 2023 in Italia sono stati registrati appena 5.677 MW totali di nuove installazioni: una crescita lenta rispetto a quelli che dovrebbero essere i numeri di installazione annuale per raggiungere gli obiettivi climatici al 2030 (90 GW di nuove installazioni, pari quasi 13 GW di nuova potenza annuale dal 2024 al 2030, secondo lo studio commissionato ad ECCO da Legambiente, Greenpeace e WWF).

Troppo lontani anche da una decarbonizzazione del sistema elettrico e dei sistemi produttivi del Paese: stando ai dati di Elettricità Futura, dei 487 MW di eolico, l’85% degli impianti ha una taglia superiore ai 10 MW, ma dei 5.234 MW di fotovoltaico, il 38% degli impianti ha una potenza inferiore ai 12 kW, e il 78% è sotto il MW.

Per quanto riguarda i progetti a fonti rinnovabili in lista d’attesa, al 17 gennaio 2024 sono 1.376 quelli ancora in fase di valutazione, un dato che dà l’idea di un grande fermento da parte delle imprese, ma che non trova ad oggi riscontro nelle autorizzazioni rilasciate, vista la lentezza legata alle procedure.

rinnovabili italia

@Legambiente

Ammontano a 63 i casi simbolo di blocchi alle rinnovabili mappati da Legambiente: si va da 6 amministrazioni locali tra Veneto, Umbria, Marche e Basilicata, alle moratorie tentate o in programma come accade in Sardegna e Abruzzo, dove è intervenuta la Corte Costituzionale, o la simil moratoria della Sovrintendenza della Basilicata che ha posto un vincolo paesaggistico di 10 km intorno al sito del Castello di Monteserico (Potenza), con esplicita preclusione alla realizzazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Ci sono poi i ricorsi al Tar tra Molise e Toscana (in questo ultimo caso c’è la buona notizia della non validità del ricorso contro il parco eolico del Mugello). O i ritardi della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in Puglia, o della Sovrintendenza, nel Lazio.

rinnovabili italia

@Legambiente

Le Comunità Energetiche Rinnovabili

Come dicevamo, finalmente, e con solo 1 anno e 7 mesi di ritardo, lo scorso 23 gennaio 2024 ha visto la luce il decreto attuativo riguardante le modalità di incentivazione per l’energia condivisa per le comunità energetiche e le configurazioni di autoconsumo collettivo. Sono state inoltre approvate dal MASE in data 23 febbraio 2024, esattamente un mese dopo, le Regole operative per l’accesso al servizio per l’autoconsumo diffuso e al contributo PNRR, attraverso un decreto direttoriale pubblicato sul sito del GSE. 806 giorni, a fronte dei 180 inizialmente previsti.

Ad oggi sono solo 154 le forme di energia condivisa realizzate in Italia, tra CER e configurazioni di autoconsumo collettivo. Sulle 67 realizzate a fine 2023 Piemonte, Veneto e Trentino-Alto Adige sono le Regioni con il più alto numero di configurazioni.  Numeri importanti, considerando i ritardi burocratici e normativi, ma che avrebbero potuto essere molto più alti, ossia almeno 400 stando alle stime dell’associazione ambientalista

mappa CER

@Legambiente

Perché l’Italia è così in ritardo?

Secondo Legambiente, l’ostacolo numero 1 è la normativa troppo vecchia, oltre poi alle lungaggini autorizzative e ai conteziosi portati avanti in Presidenza del Consiglio dal Ministero della cultura: ad oggi sono ben 81 i progetti in attesa di determina da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri (PCM), e che hanno visto pareri positivi da parte della Commissione tecnica VIA e negativi da parte del MIC.

67 i progetti in attesa del parere del Ministero della Cultura nonostante da tempo la stragrande maggioranza abbia ricevuto parere della Commissione VIA (il più vecchio risale al 2012).

Legambiente fa sapere, infine che nel 2023, si è intervenuti su oltre 3 GW di potenza su 47 impianti complessivi: di cui 20 impianti agrivoltaici per 1.418 MW complessivi, 6 impianti solari fotovoltaici per complessivi 285 MW e 21 impianti eolici onshore per 1.313 MW. Di questi, la maggior parte sono progetti presentati tra il 2019 e il 2022, ma si è intervenuti anche su un impianto del 2013. Dei 47 impianti complessivi, ben 15 hanno avuto parere negativo, di questi 12 sono progetti eolici. A questi ritardi, si sommano anche i problemi irrisolti che riguardano eolico e fotovoltaico come il tema delle aree idonee, e poi i tanti contenziosi di Comuni, Regioni e cittadini che bloccano la realizzazione di grandi impianti a fonti rinnovabili.

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