Le rinnovabili costano meno del carbone, ma gli investimenti calano. Fossili in risalita

Nonostante costino meno del carbone, le fonti rinnovabili perdono terreno a livello mondiale, purtroppo a vantaggio delle fossili. È quanto emerge dal nuovo report dell'Agenzia Internazionale per l'Energia (Iea) che definisce "preoccupante" il trend. A rischio la sicurezza energetica e gli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti

Nonostante costino meno del carbone (fonte Irena), le fonti rinnovabili perdono terreno a livello mondiale, purtroppo a vantaggio delle fossili. È quanto emerge dal nuovo report dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (Iea) che definisce “preoccupante” il trend. A rischio la sicurezza energetica e gli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti.

In calo rinnovabili ed efficienza energetica…

Gli investimenti statali sono stati quelli più affezionati al petrolio e al gas rispetto a quelli del settore privato. Inoltre, dopo diversi anni di crescita, gli investimenti globali nelle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica insieme sono diminuiti del 3% nel 2017 e rischiano di rallentare ulteriormente nel 2018.

Una cattiva, cattivissima notizia, che purtroppo non fa sperare in un futuro libero dal ricorso al petrolio e al carbone, nonostante gli ammonimenti frutto dell’accordo di Parigi.

Ad esempio, gli investimenti nelle energie rinnovabili, che rappresentano i due terzi delle spese per la generazione di elettricità, sono calati del 7% nel 2017 rispetto all’anno precedente mentre quelli per le fossili sono saliti per la prima volta dal 2014, raggiungendo i 790 miliardi di dollari, contro i 318 delle energie pulite.

Spiega il dossier cge nel 2017 le fonti fossili sono salite al 59% del mix energetico mondiale ma secondo l’accordo di Parigi dovrebbero scendere al 40% nel 2030.

…ma le energie pulite costano meno del carbone

Una vera e propria beffa se si considera che i costi delle rinnovabili, rispetto al carbone, sono diminuiti. Lo rivela un altro rapporto, redatto dall’Irena (International Renewable Energy Agency), secondo cui sempre nel 2017 i costi della generazione di energia rinnovabile continuano a diminuire e sono già molto competitivi. Nei paesi sviluppati, l’energia solare è diventata più economica del nucleare.

Il costo dell’elettricità (LCOE) del fotovoltaico è diminuito del 69% tra il 2010 e il 2016, arrivando ben al di sotto di quello dei combustibili fossili.

E l’energia eolica onshore, i cui costi sono diminuiti del 18% nello stesso periodo, fornisce elettricità a prezzi molto competitivi. I costi investimento diminuiscono del 9% mentre l’elettricità risultante diventa il 15% più economica.

Centrali eoliche e solari dunque hanno superato il carbone negli ultimi mesi del 2017 in alcuni paesi come la Germania in Europa e Messico, Cile e Brasile tra Centro e Sudamerica.

Secondo lo studio, in generale i costi dell’energia eolica sono scesi di un quarto tra il 2010 e il 2017 mentre il prezzo del fotovoltaico è sceso addirittura del 73%.

Tutta colpa della Cina?

Secondo l’analisi dell’Agenzia Internazionale per l’energia, molto dipende dalla Cina. Il colosso asiatico, che negli ultimi anni ha puntato molto sulle rinnovabili e in articolare sul fotovoltaico, sembra aver tirato il freno alla luce ai recenti cambiamenti politici avvenuti nel paese.

Poiché la Cina rappresenta oltre il 40% degli investimenti globali nel solare fotovoltaico, i suoi cambiamenti politici hanno avuto implicazioni mondiali.

Efficienza energetica in crescita

L’efficienza energetica, considerata un vero e proprio petrolio verde, nonostante abbia mostrato una delle maggiori espansioni nel 2017, non è stata sufficiente a compensare il calo delle rinnovabili. Inoltre, la crescita degli investimenti nell’efficienza si è indebolita nel corso dell’anno passato, poiché le decisioni politiche globali hanno mostrato segni di rallentamento su questo fronte.

“Un tale calo degli investimenti globali per le energie rinnovabili e l’efficienza energetica combinate è preoccupante“, ha detto il dott. Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Iea. “Questo potrebbe minacciare l’espansione dell’energia pulita necessaria a soddisfare gli obiettivi di sicurezza energetica, del clima e dell’aria pulita. Avremmo bisogno che questi investimenti aumentassero rapidamente, è deludente scoprire che potrebbero calare ancora quest’anno”.

Le fonti fossili guadagnano terreno

La quota di combustibili fossili negli investimenti legati all’approvvigionamento energetico è aumentata lo scorso anno per la prima volta dal 2014. Nel frattempo, i pensionamenti delle centrali nucleari hanno superato quella delle nuove costruzioni e gli investimenti nel settore, nel 2017, sono scesi al livello più basso degli ultimi 5 anni.

La quota delle compagnie petrolifere nazionali nel totale degli investimenti su petrolio e gas è rimasta a livelli record, tendenza che dovrebbe persistere nel 2018.

Per quanto riguarda il carbone, gli investimenti per la costruzione di nuove centrali sono diminuiti per il secondo anno consecutivo, raggiungendo un terzo del livello del 2010. Tuttavia, nonostante i numerosi “pensionamenti” di impianti esistenti, il carbone ha continuato a espandersi nel 2017, principalmente a causa dei mercati asiatici.

La strada è in salita.

Per il dossier completo, clicca qui

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Francesca Mancuso

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