Nel 2011 in Germania l'energia prodotta da fonti rinnovabili ha superato sia quella proveniente dal nucleare che quella prodotta dal carbone convenzionale. Uno storico sorpasso che avalla con i fatti la decisione dello stato tedesco di abbandonare definitivamente l'atomo entro 2022.
Nel 2011 in Germania l’energia prodotta da fonti rinnovabili ha superato sia quella proveniente dal nucleare che quella prodotta dal carbone convenzionale. Uno storico sorpasso che avalla con i fatti la decisione dello stato tedesco di abbandonare definitivamente l’atomo entro 2022.
A rivelarlo il rapporto della BDEW (Bundersverband der Energie und Wasserwirtschaft) – in pratica l’associazione dell’industria elettrica tedesca – pubblicato nei giorni scorsi in cui e redatto sulla base dei dati previsionali per il 2011 (scaricabile nella versione integrale in tedesco qui).
Dal dossier, completo di grafici, emerge come la quota delle rinnovabili sia arrivata a toccare il 19,90% del fabbisogno energetico nazionale, acquistando ben 3,5 punti percentuali rispetto al 2010 (16,4%), in pratica un quinto della produzione di energia elettrica totale, superando così il nucleare (crollato dal 22,4% al 17,7% in conseguenza della chiusura di 8 reattori avvenuta lo scorso marzo) e il carbone convenzionale (fermo a quota 18,7%). Scende di pochissimo anche il gas (dal 13,8 al 13,6%). L’energia pulita è stata in pratica la seconda fonte di elettricità in Germania.
Qual è la prima? Petrolio risponderete voi, e invece no, perché si tratta comunque di un combustibile fossile solido ovvero della lignite, un particolare tipo di carbone di cui la Germania è il primo produttore al mondo che sale dal 23,2 al 24,6% del fabbisogno nazionale.
Tra le fonti rinnovabili è l’eolico che si attesta in prima posizione con una produzione del 7,6% del consumo totale, seguito dalle biomasse (5,2%) e dall’energia solare che si attesta su un bel 3,2%.
E questo è solo l’inizio perché nel dossier figurano anche le previsioni a lungo termine che vedono le rinnovabili coprire oltre l’80% del fabbisogno nazionale a partire dal 2050. Una sfida che avrà bisogno di importanti interventi di potenziamento delle reti elettriche, come ha anche ricordato Hildegard Muller della Bdew, ma che vale la pena di percorrere.
Simona Falasca