Fonti Fossili: questo nuovo registro dimostra quanto poco si sta facendo davvero per ridurre le emissioni di gas serra

Il nuovo registro mette in guardia: la combustione delle scorte di petrolio e carbone provocherebbe un rilascio di emissioni di gas serra di gran lunga superiore a quello già registrato dall'era pre-industriale ad oggi

Sono ormai numerose le pubblicazioni scientifiche che mettono in guardia sui rischi ambientali connessi alla combustione delle fonti energetiche fossili, come carbone e petrolio, ancora largamente diffuse in tutto il mondo. Oltre a essere limitate e sempre più scarse, queste risorse hanno un importante “peso” sull’ambiente in termini di emissioni di CO2 nell’atmosfera.

Il nuovo Registro delle Fonti Fossili prevede che altri 3,5 trilioni di tonnellate di gas serra potrebbero essere rilasciati in atmosfera se tutte le riserve di combustibili fossili finora note venissero bruciate. Si tratta di una quantità di sostanze inquinanti superiori a quella che l’umanità è stata in grado di generare dalla rivoluzione industriale ad oggi.

Insomma, se non si invertirà in tempo la rotta e si continuerà a bruciare combustibili fossili al ritmo attuale, non riusciremo a contenere le emissioni inquinanti entro quei famosi limiti che molti governi del mondo (fra cui anche il nostro) si sono impegnati a rispettare sottoscrivendo vari accordi negli ultimi anni – gli Accordi di Parigi del 2015 e la COP26 dello scorso anno sono solo alcuni esempi.

Affinché il mondo abbia una possibilità pari di evitare 1,5°C o più di riscaldamento globale, gli autori del registro hanno stimato che la popolazione mondiale può emettere solo fino a 500 miliardi di tonnellate in più di gas serra rispetto ai livelli attuali. Ciò vuol dire una drastica riduzione delle emissioni entro il 2025 prima del completo azzeramento entro la metà del secolo.

Il nuovo registro evidenzia come Stati Uniti e Russia avrebbero ciascuno riserve di combustibili fossili sufficienti a coprire il bilancio di carbonio rimanente al mondo intero prima che si superi la fatidica soglia del +1,5°C rispetto alle temperature dell’era preindustriale.

In tutto il mondo, invece, ci sono giacimenti di combustibili sufficienti a superare di sette volte il budget residuo: tali livelli di emissioni inquinanti aumenterebbero a livelli mai visti nella storia dell’umanità la frequenza degli eventi climatici estremi – quali alluvioni, siccità, ondate di caldo, inondazioni.

Quello a cui stiamo assistendo in questi ultimi anni (ad esempio, l’alluvione che ha colpito la regione delle Marche qualche giorno fa) è solo “un assaggio” di ciò che accadrà certamente se si continua a inquinare ai ritmi attualmente sostenuti.

Leggi anche: Perché le inondazioni di Marche e Umbria sono collegate al caldo estremo e alla siccità: si chiama crisi climatica, non maltempo

Tuttavia, malgrado gli avvertimenti degli scienziati e l’evidenza tangibile della crisi climatica in atto, la maggior parte dei governi del monto ha rifiutato di interrompere l’estrazione di combustibili fossili o il loro uso come fonti energetiche – pur avendo siglato accordi per il clima.

È un atteggiamento profondamente incoerente, quello tenuto dai politici, che siglano accordi per la salvaguardia del clima pur continuando a sfruttare carbone e petrolio come fonti energetiche, senza pensare a soluzioni alternative. È un po’ come dire di stare a dieta e mangiare solo insalata di fronte ad amici e conoscenti – salvo poi ingozzarsi di junk food di nascosto.

Le promesse e le buone intenzioni non bastano più. C’è bisogno di cambiamenti importanti da attuare nel breve periodo, se vogliamo davvero salvare l’umanità dall’autodistruzione.

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Fonte: Fossil Fuel Treaty

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