I costi del gas si impennano e la domanda di pompe di calore “esplode” in tutta Europa. Questo però ha fatto emergere una serie di problemi. E no, puntare solo alle pompe di calore non può essere la strategia per eliminare il gas russo
Gli europei si rivolgono alle pompe di calore per aggirare il problema del gas i cui prezzi sono alle stelle, e che resta un approvvigionamento incerto. La domanda è letteralmente “esplosa” e questo ha fatto emergere tutti problemi legati alla produzione di questa tecnologia. Che da sola non può comunque bastare ad eliminare il gas russo.
La guerra in Ucraina continua e Vladimir Putin minaccia di esigere il pagamento del gas in rubli in risposta alle sanzioni che l’Occidente ha imposto alla Russia, le quali, a loro volta, hanno fatto tracollare il cambio della moneta russa rispetto all’euro e al dollaro.
La situazione, pesantissima, sta avendo ripercussioni sui costi del gas, che comunque erano aumentati molto anche prima della guerra. Per questo i cittadini europei hanno letteralmente fatto esplodere la domanda di pompe di calore (già incrementata del 7.4% nel 2020).
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Ma, come si legge sul sito dello European Council for an Energy Efficient Economy, questo tentativo non può bastare e sta facendo emergere non pochi problemi legati alla produzione.
Cosa sono le pompe di calore
Le pompe di calore, a volte descritte come condizionatori d’aria inversi, utilizzano l’elettricità per generare calore e sono relativamente più efficienti dal punto di vista energetico rispetto alle caldaie a gas.
Come spiega Assoclima la pompa di calore è una tecnologia rinnovabile perché assolve alle funzioni di climatizzazione, riscaldamento e produzione di acqua calda sanitaria, sfruttando il calore gratuito e illimitato accumulato nell’aria, nell’acqua superficiale, nelle falde acquifere sotterranee e nel terreno.
Su questo però c’è l’alert della Direttiva 2009/28/CE che precisa:
Le pompe di calore che permettono l’utilizzo del calore aerotermico, geotermico o idrotermico ad un livello di temperatura utile hanno bisogno di elettricità o di altra energia ausiliare per funzionare. L’energia utilizzata per far funzionare le pompe di calore dovrebbe quindi essere dedotta dal calore utilizzabile totale. Solo le pompe di calore il cui rendimento in termini di calore eccede significativamente l’energia primaria di cui necessitano per funzionare dovrebbero essere prese in considerazione
Fatta questa premessa, effettivamente già nel 2015 la European Heat Pump Association (EHPA) sosteneva che 54 milioni di pompe di calore potrebbero ridurre significativamente la dipendenza energetica dell’Europa dai combustibili fossili nel settore del riscaldamento.
Perché non possiamo affidarci solo alle pompe di calore
La situazione sta diventando però ingestibile: nella sola Germania ci sono infatti 20 milioni di caldaie a gas contro i 17 milioni di pompe di calore in tutta Europa. Va da sé che sostituire tutte le caldaie a gas con le pompe di calore è praticamente impossibile.
Ci sono infatti non pochi colli di bottiglia che limitano la capacità dell’industria di fornire la tecnologia, inclusa la carenza di manodopera qualificata, nonché la necessità di isolare simultaneamente gli edifici per garantire la massima efficienza.
Abbiamo bisogno di una strategia di riduzione del gas e che abbia davvero un effetto – aveva affermato su questo il 20 marzo il vicecancelliere tedesco Robert Habeck – Ciò significa che dovremmo smettere di installare nuovi sistemi di riscaldamento a gas nelle case
Lo scorso dicembre infatti il nuovo governo tedesco ha deciso che qualsiasi nuovo sistema di riscaldamento installato dopo il 1° gennaio 2025 dovrebbe funzionare con energia rinnovabile. L’industria ha inteso questo benchmark come un mandato implicito per le pompe di calore.
Ma in realtà non è e non dovrebbe essere così. Ci sono anche altre tecnologie rinnovabili che possono aiutare l’Europa a limitare la dipendenza energetica, in particolare per il riscaldamento anche i pannelli solari termici sono una valida alternativa.
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Sulle rinnovabili in generale, comunque, gli sforzi, che probabilmente si sarebbero dovuti avviare molto tempo fa, restano insufficienti.
Fonti: European Council for an Energy Efficient Economy / European Heat Pump Association
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