I parchi solari galleggianti producono energia pulita e fanno risparmiare acqua, è boom (ma negli USA)

Pannelli sull’acqua per l’energia pulita e il risparmio idrico: il solare galleggiante è una tecnologia che permette tutto questo e negli USA sta davvero “esplodendo”. Come per tutte le cose, ci sono i pro e i contro, ma contro le alternative fossili non c’è partita

In un parco solare galleggiante si produce energia pulita con maggiore efficienza complessiva e si risparmia acqua. Per questo negli USA si stanno diffondendo moltissimo (in Asia erano popolari già prima). Come in tutte le cose ci sono i pro e i contro, ma contro le alternative fossili non c’è partita.

Il solare galleggiante è una tecnologia che consiste nell’installare pannelli fotovoltaici in bacini idroelettrici, con l’enorme vantaggio di disporre di una linea elettrica potentissima, già pronta e in comunicazione con le reti di distribuzione.

E, oltre a consentire la produzione di energia pulita perché da fonte rinnovabile, permette di contrastare la crisi idrica, in modo diretto e indiretto. Infatti innanzitutto i pannelli messi sopra ai bacini idrici, fungono quasi da “coperchio” ostacolando la naturale evaporazione dell’acqua; inoltre, proprio a causa della crisi, le centrali idroelettriche stanno lavorando a bassissimo regime con necessità di supporto, visto che le strutture sono nate per una certa potenza nominale ma ne stanno erogando una più bassa.

Messi sull’acqua invece che sui terreni consentono inoltre di lasciare libere aree per altri scopi, anche se un compromesso per l’agricoltura è offerto ormai dall’agrivoltaico, sul quale anche il nostro Paese sembra voler investire.

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Alcuni esperti sostengono inoltre che l’acqua può tenere freddi i pannelli mantenendone costante (o quasi) l’efficienza, a differenza di quanto avviene a terra ove invece perdono efficienza man mano che si riscaldano.

I calcoli dicono che in Italia in questo modo, coprendo il 5% di superficie dei bacini con pannelli fotovoltaici, si potrebbero produrre circa 7 GW in un anno, forse anche meno, senza alcun intervento sulla rete – ci aveva spiegato Giorgio Ruffini, CEO Fotovoltaici.info e operatore del fotovoltaico da 53 anni – Verrebbe quindi meno anche il problema dei grossi impianti fotovoltaici “classici” per la cui installazione è necessario calcolare anche la distanza dalle cabine elettriche, nonché la loro percentuale di occupazione e quindi l’eventuale sovraccarico. Tutto questo nei bacini idroelettrici non esiste, è tutto già risolto

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Certo, come ogni tecnologia umana, esiste il risvolto della medaglia: è chiaro, infatti, che distese di pannelli fotovoltaici in bacini idrici possono avere ricadute in termini di impatto visivo e potenzialmente interferire con altri ecosistemi (come d’altronde accade con le distese di pannelli a terra).

Sì, è un problema – commentava lo stesso Ruffini – Anche io preferisco un prato verde, ma l’alternativa è una bella centrale a carbone o una centrale nucleare, o una a gas. Ovvero, non partiamo da zero, e i bacini idroelettrici non sono luoghi di balneazione in quanto siti molto profondi. Se si copre una parte della superficie (si parla del 5-10%), non c’è nemmeno il problema del surriscaldamento e quindi di impatti sulla flora e la fauna

Contro le alternative fossili, una tecnologia che produce energia da fonte rinnovabile vince sempre.

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