Una startup nucleare californiana propone di posizionare dei microreattori in profondità nel sottosuolo, in modo che sia la geologia a giocare il suo ruolo...
“Una mossa audace per reinventare l’energia nucleare“, così viene salutata l’idea di tale Deep Fission, una startup di Berkeley, in California, di prendere un micro reattore nucleare da 15 megawatt e posizionarlo a 1500 metri sotto terra attraverso un buco largo appena 75 centimetri.
La piccola impresa, guidata da un team fatto da padre e figlia, Richard ed Elizabeth Muller, ha raccolto già 4 milioni di dollari in un round di finanziamento pre-seed (“pre-seed” riguarda la fase embrionale di un’azienda, quando ancora non c’è un prodotto, ma soltanto un’idea potenzialmente innovativa).
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Il concetto è semplice: costruire un piccolo reattore nucleare e metterlo in un pozzo di perforazione profondo nemmeno 2mila metri, utilizzando le condizioni naturali di un ambiente sotterraneo.
Questo approccio potrebbe eludere gli immensi costi e le preoccupazioni per la sicurezza che hanno a lungo afflitto l’energia nucleare tradizionale, dicono.
Il motivo? I reattori tradizionali richiedono enormi strutture di contenimento in cemento armato ad alto spessore e acciaio inossidabile per proteggersi da potenziali incidenti. Queste strutture, insieme agli ampi sistemi di raffreddamento e ad altre caratteristiche di sicurezza, rendono le centrali nucleari costose da costruire e mantenere. Oltre che insostenibili e pericolose.
Come funzionerebbe il reattore sotterraneo
L’idea di questa startup californiana, ora, si basa sulla tecnologia collaudata dei reattori ad acqua pressurizzata (PWR), già utilizzata nell’industria nucleare, ma, invece di costruire massicce strutture di contenimento in superficie, propone di sfruttare la geologia terrestre come barriera naturale. A tali profondità, infatti, il peso della colonna d’acqua fornisce da solo la pressione necessaria per il funzionamento del reattore, eliminando la necessità di recipienti a pressione grandi e costosi. Racchiuso in roccia solida, il reattore non richiede un tradizionale edificio di contenimento e, se in caso di scenario disastroso, il piano è semplice: riempire il pozzo con cemento e sigillarlo.
Il reattore funzionerebbe a temperature e pressioni standard, ma non avrebbe quasi nessuna parte mobile, a parte le aste di controllo controllate a distanza. Ciò riduce al minimo la possibilità di guasti meccanici. Inoltre, il design autolimitante del reattore significa che si spegne automaticamente se inizia a surriscaldarsi.
Il cambiamento climatico ha accelerato la necessità di energia pulita e il nucleare deve essere più economico per competere con il carbone e il gas naturale, ha dichiarato l’amministratore delegato Elizabeth Muller.
Va bene, ma i costi? Eliminando la necessità di grandi strutture di contenimento e complessi sistemi di pressurizzazione, l’azienda sostiene che i costi di costruzione e operativi sarebbero significativamente inferiori rispetto ai reattori convenzionali.
Ma come la mettiamo con (la solita) questione della gestione delle scorie nucleari e di quell’enorme pentola a pressione che comunque avremmo sotto i nostri piedi?
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