Nucleare di quarta generazione: cos’è esattamente e perché tutti ne parlano

Tempo di crisi, tempo di ricerca di soluzioni, più o meno sensate e sostenibili. E se il Governo Meloni già pensa di riconsiderare le trivelle, anche l’idea di tornare di nuovo sul nucleare non lascia molto tranquilli. Si parla di nucleare di quarta generazione. Ma che cos’è? Può davvero essere la chiave che si lascia alle spalle la crisi e il nucleare del passato?

Spaventa la crisi ma anche le sue soluzioni, almeno quelle che si prospettano più vicine: il Governo Meloni sembra intenzionato a riconsiderare le trivelle ma strizza l’occhio anche al cosiddetto ‘nucleare di quarte generazione’. Può davvero essere la chiave che si lascia alle spalle la crisi e il nucleare del passato?

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Per far luce sulla questione The Map Report ha intervistato Mariano Tarantino, Responsabile della Divisione Sicurezza e sostenibilità nucleare a valle dell’accordo quadro siglato con la startup newcleo. Dalle sue parole emerge fiducia in un nucleare particolarmente sicuro e affidabile. Che, comunque, si basa sempre sulla controversa fissione.

Il nucleare va “a generazioni” che si riferiscono a quelle caratteristiche chiave dei reattori che ne hanno determinato lo sviluppo industriale. E se non ci sono attualmente in esercizio reattori di I generazione, quelli di III sono un’evoluzione di quelli di II, la maggioranza di quelli operanti attualmente.

Parliamo dei reattori refrigerati a piombo liquido (Lead-cooled Fat Reactor – LFR) – spiega Tarantino – che vede l’Italia all’avanguardia e che, secondo le nostre valutazioni e analisi, risultano essere oggi la tecnologia più promettente per il salto alla IV generazione

Sono davvero sicuri?

Un reattore di quarta generazione presenta una serie di caratteristiche  che lo rendono effettivamente più affidabile dei suoi predecessori.

Grazie a queste proprietà uniche – continua il ricercatore – non si sono evidenziati, in 20 anni di studi, scenari incidentali che determinino la famigerata ‘fusione del nocciolo’

Ovvero quel terribile evento che ha portato a disastri come quello di Chernobyl.

L’elevata sicurezza dei sistemi LFR offre garanzie in caso di eventi incidentali, di attacchi terroristici o di azioni di sabotaggio dell’impianto poichè il reattore spontaneamente ad una situazione stabile e controllata

Anche in termini di scorie sembra “tutto ok”.

[…] il combustibile esausto può essere riciclato (operando in un “ciclo chiuso”), riutilizzandone le componenti e riducendo le scorie effettivamente prodotte alle sole “ceneri” della fissione. La radioattività di tali ceneri, prive di plutonio e di altri componenti altamente radioattivi che vengono completamente riutilizzate, è inoltre tale da decadere in tempi enormemente inferiori (300-400 anni) rispetto a quelli del combustibile esausto degli impianti odierni (circa 100.000 anni), con un’evidente semplificazione delle tecniche di stoccaggio e confinamento

Ma quali tempi abbiamo?

I sistemi LFR-Gen. IV, secondo le prospettive attuali, potranno produrre energia elettrica a livello commerciale entro il 2030, quindi assolutamente in linea per supportare la transizione energetica

Ma la crisi è ora e il 2030 potrebbe davvero essere già troppo tardi.

Fermo restando la necessità della ricerca anche per un futuro più lontano, continuiamo a domandarci perché ad oggi siamo ancora così indietro con delle fonti di energia davvero pulite e sostenibili, con tempi lunghissimi anche solo per autorizzare impianti già pronti.

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E intanto inizia la COP27 e le premesse non sono affatto rassicuranti.

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Fonte: The Map Report  

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