Nord Stream, le fughe di gas confermate salgono a 4 e e l’impianto potrebbe restare inutilizzabile per sempre

Scoperta una quarta falla nel gasdotto Nord Stream: le enormi perdite stanno dando vita a delle grosse bolle sulla superficie del Mar Baltico, che rendono impossibile per ora ispezionare gli impianti. Ma i danni potrebbero essere ormai irreparabili

Lo scenario si fa sempre più critico nel Mar Baltico. Il numero delle fughe di gas dai gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2, che sembrerebbero essere state provocate da un atto di sabotaggio, è salito a quattro. A confermarlo ieri è stata la Guardia Costiera della Svezia attraverso un comunicato e un’intervista rilasciata al quotidiano Svenska Dagbladet.

“Due delle quattro perdite si trovano nella zona economica esclusiva della Svezia” ha fatto sapere la portavoce Jenny Larsson. Le altre due falle, invece, si trovano nella zona economica esclusiva della Danimarca.

Lo scorso lunedì sia in Svezia che in Danimarca le stazioni di misurazione sismologica hanno registrato forti esplosioni sottomarine proprio nei pressi dell’isola di Bornholm, proprio in cui si è verificata la fuoriuscita del gas. E secondo il sismologo Björn Lund dell’Università svedese di Uppsala non esclude che possa esserci stata una terza detonazione.

Restano ancora da chiarire le cause di quello che sta accadendo nel Mar Baltico, mentre la Russia e i Paesi europei continuano ad accusarsi a vicenda e a condurre le indagini per far luce sulla vicenda. Ciò che è certo è che siamo di fronte i due impianti, che trasportano il gas russo all’Europa, hanno subito danni senza precedenti.

Danni senza precedenti e probabilmente irreparabili

Le enormi perdite stanno dando vita a delle grosse bolle di centinaia di metri sulla superficie del mare che rendono impossibile per ora ispezionare gli impianti.

In base a quanto riferito capo dell’Agenzia danese per l’energia, oltre metà del gas contenuto nei gasdotti danneggiati è fuoriuscito dalle condutture. Secondo le autorità tedesche i danni sarebbero irreparabili e i gasdotti potrebbero diventare del tutto inutilizzabili per sempre.

Secondo il responsabile della commissione Energia della Duma russa e presidente Russian Gas Society, Pavel Zavalny, invece, i gasdotti sarebbero riparabili, ma ci vorranno almeno sei mesi o un anno.

A preoccupare non è soltanto l’impatto economico (sulle bollette del gas, comprese quelle nostre) dell’evento, ma anche quello ambientale. Secondo le prime stime fatte dagli esperti danesi, la fuoriuscita di tutto il metano contenuto nelle tubature potrebbe provocare fino a 14 milioni di tonnellate di emissioni di CO2, pari al 32% di quelle annuali della Danimarca.

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Fonti: Swedish Coast Guard/Svenska Dagbladet/Energistyrelsen

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