Fa notizia l’unica e sola autocandidatura di Trino Vercellese come deposito nucleare nazionale, proposta che sbarca in Parlamento. Al question time il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha però dichiarato l’intenzione del Ministero di ampliare i termini per la presentazione di altre autocandidature. Ci saranno?
Solo Trino Vercellese, in Piemonte, si fa avanti: alla scadenza per presentare le autocandidature ad ospitare il deposito dei rifiuti nucleari, soltanto il Comune piemontese dichiara la sua disponibilità, con i suoi 6mila abitanti e il suo deposito “temporaneo” all’ex centrale nucleare Enrico Fermi, chiusa nel 1990 e dove sono tuttora stoccati 1.511 m3 di rifiuti radioattivi.
A nulla vale ciò in ogni caso: il Comune di Trino Vercellese era stato escluso dalla mappa delle aree idonee a ospitare il deposito presentata dal MASE a dicembre e indicate nella versione definitiva della CNAPI, la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee.
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Tutte e 51, però, si sono dette contrarie, motivo per cui il Ministero ha introdotto l’escamotage delle autocandidature: i Comuni che non rientrano nella mappa della CNAPI possano comunque presentare istanza per ospitare la struttura in cui dovranno essere stoccati tutti i rifiuti nucleari italiani, da quelli a bassa radioattività derivanti dagli usi medici a quelli a media e alta radioattività.
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E così ha fatto il sindaco di Trino Vercellese, che – insieme con la vicina Saluggia – ad oggi stocca temporaneamente il 70-80% della radioattività da scorie nucleari presenti sul territorio italiano. Dei 1.500 m3 del comune vercellese, circa 1.450 sono a bassa o bassissima radioattività, mentre circa 50 m3 sono a media radioattività.
La disponibilità di Trino andrà ora verificata sulla base delle caratteristiche tecniche e di sicurezza che la legge prevede per i depositi di questa natura.
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