L'eolico è una risorsa per le generazioni future. Contro i detrattori di questa forma pulita di energia, Anev e Legambiente hanno indetto una conferenza che si è svolta oggi a Roma
L’eolico vola in Italia. A confermare la tendenza positiva del mercato eolico sia nel nostro paese che nel resto del mondo sono proprio i numeri. In Italia, sono stati installati 5000 MW per una produzione di energia elettrica di 6,7 TWh circa (pari al 2,1% del consumo interno lordo). Anche in termini occupazionali, l’eolico fa ben sperare con oltre 2500 addetti.
Alla base del successo di questa fonte rinnovabile di energia, vi è stata soprattutto la determinazione nel comprendere che queste fonti di energia sono fondamentali per il futuro, costituendo, come Legambiente stessa ha definito “una direzione di marcia imprescindibile per raggiungere al 2020 gli obiettivi fissati dall’Unione Europea per le rinnovabili, e cioè soddisfare il 17% dei consumi finali“.
L’obiettivo è il raggiungimento di 10mila MW installati attraverso nuovi impianti e attraverso il rewamping di impianti esistenti, mini e microeolico. Spostandoci in ambito europe, anche qui il trend dell’eolico è da ritenertsi positivo: solo lo scorso anno nel Vecchio Continente sono stati installati ben 10.163 MW, mentre nessun’altra fonte di energia ha avuto uno sviluppo anche lontanamente paragonabile.
Ma vediamo cosa hanno fatto i singoli stati. La Germania nel 2009 ha installato altri 1.917 MW portando la capacità totale da fonte eolica a 25.777 MW. In Spagna si è arrivati a fine 2009 a 19.149 MW installati con un record di 2.459 MW installati quest’anno, in Francia a 4.492 con 1.088 MW installati nel 2009, così come in Gran Bretagna (4.051 MW totali e 1.077 lo scorso anno).
E nel mondo? Il Global Wind Energy Association (GWEC) ha riferito che il Potenziale Eolico Mondiale è cresciuto del 31% nel 2009 con il primato di USA, Cina e India.
Ma allora che fondamento hanno le polemiche che spesso sorgono contro questo tipo di energia pulita? Da Sgarbi e la tutela del paesaggio ad altri istituzioni, si leva una voce contro l’eolico. Ed è per questo che Legambiente e Anev oggi ha tenuto una conferenza, volta a spiegare l’importanza di questa scelta, per l’Italia, l’Europa e il mondo intero.
“È evidente l’urgenza di costruire una informazione trasparente e chiara sull’eolico, sulla reale situazione del settore in Italia e sgombrare il campo dalle falsità che girano” ha spiegato il Presidente Nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati. E aggiunge: “Rispetto all’impatto dell’ eolico sul paesaggio poi, le accuse sono quanto meno ipocrite. Va detto con chiarezza che gli impianti eolici installati interessano una porzione assai limitata del territorio e cioè meno del 3% dei comuni. Parliamo quindi di numeri e impatti nemmeno lontanamente paragonabili a quelli delle cave (18mila tra attive e abbandonate) o con quelli che ogni anno determina nel nostro Paese la piaga dell’abusivismo edilizio (30mila abitazioni realizzate ogni anno)“.
Alla base di questa “confusione” sull’eolico, secondo Legambiente, vi sarebbe un ritardo normativo, la mancata approvazione delle linee guida. In merito a ciò, il responsabile Energia di Legambiente, Edoardo Zanchini ha spiegato: “Occorre finalmente introdurre regole chiare e mettere al centro il tema dell’integrazione nel paesaggio dell’eolico. Una responsabilità che spetta in primo luogo al Governo, da cui si attendono le Linee Guida, a cui però devono far seguito precise indicazioni da parte delle Regioni per uno sviluppo adeguato e pianificato dell’eolico. Ciò vuol dire indicare con chiarezza le aree in cui vietare la costruzione degli impianti per motivi naturalistici e storico-archeologici, e insieme fissare le attenzioni e le procedure più trasparenti per svilupparlo nelle aree più idonee in cui il vento lo consente. La sfida consiste nel trovare la sintesi più efficace tra l’immagine di modernità dell’eolico e i caratteri tipici dei diversi paesaggi italiani“.
Francesca Mancuso